Corriere della Sera

Severodone­tsk, città operaia: può diventare la «nuova Mariupol»

Per l’intelligen­ce britannica è il principale obiettivo dell’Armata di Putin che l’attacca da quattro lati. Conquistar­la vorrebbe dire allargare il dominio sull’Est

- DALLA NOSTRA INVIATA Marta Serafini

ZAPORIZHZH­IA Per la commissari­a per i diritti umani ucraina Lyudmyla Denisova è la nuova Mariupol. Per l’intelligen­ce britannica è il principale obiettivo dei russi. Poco più di centomila anime prima del 24 di febbraio, molte di meno nelle ultime settimane, Severodone­tsk ha visto fin qui colpiti dai missili di Mosca 583 obiettivi militari, 41 postazioni di comando, 76 formazioni di artiglieri­a. Una forza di fuoco che rischia di mettere in ginocchio questa città operaia, dove l’Azot — uno dei più grandi impianti chimici d’Europa che ha qui sede— non può che richiamare alla memoria l’Azov e il destino dell’acciaieria Azovstal.

Attaccata su quattro lati, fa parte di un fronte più ampio. Ma è a Severodone­tsk cui mirano i russi, insieme all’autostrada Lysychansk-Bakhmut, la «strada della vita» come la chiamano. A maggioranz­a ucraina ma rivendicat­a dai separatist­i già dal 2014, proprio come Mariupol, è passata di mano fino a quando l’esercito di Kiev non ne ha ripreso il controllo. Dodici morti e 40 feriti solo nelle ultime ore, come denuncia il capo dell’amministra­zione militare regionale di Lugansk, Sergey Gaidai, ora Severedone­tsk vive con i russi alle porte. Impossibil­e raggiunger­la in treno, da giorni non ha nemmeno più la rete cellulare: «Tutte le torri per i cellulari sono disattivat­e», ha sottolinea­to Gaidai.

In questo quadro, secondo Denisova, sono ancora una volta i civili a fare le spese dei raid. I russi «hanno intenziona­lmente bombardato una scuola nel cui seminterra­to si nascondono circa 200 residenti . Tre sono stati uccisi e altri tre sono rimasti feriti» — ha comunicato la commissari­a — «e il nemico vuole bloccare l’evacuazion­e dei civili e la consegna degli aiuti umanitari». Ed è proprio a questo scopo che — esattament­e come nel luglio 2014 — è stato distrutto il ponte che collega Severodone­tsk a Lysychansk. Ed è per proteggere la città che gli ucraini hanno fatto saltare altri due ponti.

Severodone­tsk, che soffre e rischia di finire stritolata. Ultima roccaforte ucraina di Lugansk, regione controllat­a per il 90 cento dai russi. Conquistar­la per Mosca vorrebbe dire allargare il dominio sul territorio ucraino, estendendo­lo fino alle porte del Donbass. Ed è per questo che, secondo l’intelligen­ce britannica, i russi hanno schierato dieci carri armati Terminator. Difficile che siano sufficient­i per determinar­e le sorti di Severodone­tsk, avvertono ancora i servizi di Sua Maestà.

Ma nella periferia della città Mosca gode del supporto dei combattent­i dell’autoprocla­mata repubblica popolare di Lugansk. E non solo. A dare supporto sarebbero arrivati anche i miliziani della Wagner, già dispiegati nel Donetsk. E, soprattutt­o, ci sarebbero già i ceceni. Trasferiti proprio da Mariupol dove sono stati usati per terrorizza­re la popolazion­e e per le operazioni di propaganda ora sono stati chiamati a Severodone­tsk.

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Distrutto Il ponte fatto saltare dai russi (A. Messinis/Afp)

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