Corriere della Sera

L’ora della pace tra J-Ax e Fedez: riuniti dopo la scoperta del cancro

L’annuncio con un video su Instagram. «Ora faremo un regalo a Milano»

- di Renato Franco

Baci e abbracci a favore di social. Altro che «vorrei ma non posto», perché le relazioni private ormai viaggiano lì, tra un like, una story e un contenuto sponsorizz­ato. Fedez e J-Ax a un certo punto erano fratelli come Romolo e Remo (lì è andata a finire un po’ peggio), riempivano gli stadi, facevano i «comunisti col Rolex», fino a una rottura che sembrava insanabile.

Ieri — surprise — hanno sotterrato l’ascia di guerra, il trattato di pace firmato nella loro Versailles, l’attico di Fedez a City Life, Instagram a fare da notaio. «Abbiamo imparato che è facile lasciarsi le persone alle spalle e che invece per mettere da parte l’orgoglio e tornare a riabbracci­arsi anche quando ci si è fatto del male ci vuole coraggio. In questo momento storico dove essere divisi è normale e avere nemici è quasi uno status symbol, archiviare le differenze e focalizzar­si sui momenti belli vissuti insieme forse è la cosa più giusta per vivere un’esistenza serena. La vita è una strana coincidenz­a, ci siamo rivisti il giorno in cui Federico ha scoperto di avere il tumore al pancreas dopo esserci risentiti al telefono qualche giorno prima dopo 4 anni di silenzio. Dobbiamo raccontavi una cosa, e no, non sarà una canzone insieme». Lo chiamano «un regalo per la nostra città», la Milano da bere che diventa la Milano del bene, un’iniziativa di solidariet­à che verrà svelata oggi.

Il grande freddo tra Fedez e J-Ax era cominciato 4 anni fa. E di come erano andate le co

Alla radice della loro lite uno scontro di vedute sulla società che avevano fondato

se l’unica versione è quella di Mr Ferragni che aveva confessato a Peter Gomez i motivi dello scontro. Ai tempi lui e Ax avevano fondato una loro società, Newtopia, ma un collaborat­ore che considerav­a la madre (nonché manager) di Fedez troppo invadente, aveva in mente il grande scisma, lui di qua, loro di là, in una società speculare a Newtopia. «JAx mi aveva giurato di essere estraneo a tutto questo, alla nuova società, all’addio di Rovazzi — raccontava Fedez —. Ed è così che abbiamo deciso di andare avanti facendo San Siro». Spente le luci dello stadio J-Ax avrebbe confessato di avergli mentito: era al corrente di tutto e faceva parte della nuova società, ma non l’aveva detto a Fedez perché non saltasse il concerto.

Così però è saltata l’amicizia. «La ferita in realtà è stata più grande, perché io non ho perso un socio ma un pezzo di famiglia acquisita», rifletteva amaro Fedez. L’ex amico aveva replicato in modo generico: «Non sono un traditore. Ma non parlerò mai di questa vicenda in pubblico». Quattro anni dopo tutto rientrato. «Certi amicizie non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano». Venditti la cantava più o meno così, frase a affetto che per la verità ha statistich­e di realizzazi­one piuttosto basse.

Entrambi non hanno mai nascosto troppo le proprie fragilità. Ecco J-Ax: «Odio il conflitto, faccio finta che vada tutto bene e poi tronco di netto. Con Fedez avevo innanzitut­to un’affinità artistica, è uno che vuole spaccare il sistema (oddio, come tutti quelli che hanno successo poi è diventato organico al sistema, ma fa niente...). Avere dipendenti mi ha tolto la serenità. Avevo paura per loro, nel mondo dello show business può finire tutto in un attimo. Io voglio serenità, sono un paranoico che soffre d’ansia».

L’ansia — sembra un paradosso — che poi è spesso la molla che spinge a salire sul palco. Anche a Fedez non fa difetto la sincerità su se stesso: «I lividi fanno quello che sei. I miei vengono da una mancanza di fiducia: mi apro con pochi, non credo nelle persone, mi governa un pregiudizi­o che alza muri. Manco di empatia, fatico a costruire rapporti solidi». Del resto anche l’amicizia è eterna finche dura.

ATorino gironzolav­a Mark Zuckerberg assieme a John Elkann, ma lei era a Napoli. Aveva ordinato riservatez­za sulla visita al Museo Egizio di Mister Metaverso: nessuna domanda, nessuna foto. «Invece ne hanno parlato tutti: siamo gli unici a non avere immagini sue. E io, come se fossi snob — eppure non lo sono —, ero altrove». Scherzi della «piemontesi­tà». Ora però è sul ponte di comando del Museo e lì ci riceve: «Sesto piano: troverete la Faraona». Evelina Christilli­n ha il dono della simpatia e dell’auto-ironia. Qualche sera prima aveva gestito un dibattito su sport e omosessual­ità al «Festival del Cinema Gay» e le era capitato quanto segue: «Vladimir Luxuria mi ha invitato sul palco annunciand­o: “Nomino Evelina trans ad honorem”. Risata oceanica, mio marito è svenuto. Io sono perfettina, sottotono e senza profili social; Vladimir è rutilante e dirompente. Al dibattito c’erano le drag queen Karma B, mentre io avevo invitato Antonio Cabrini e Mauro Berruto».

Discussion­i serie o solo cazzeggio? «Discussion­i serie, sono paladina dell’inclusione. Si è parlato anche di calcio: quello maschile su certi temi è indietro e Cabrini ha spiegato che il problema è la violenza del pubblico. Nel mondo femminile è tutto più facile, anche se c’è stata la frase di Felice Belloli, ex presidente della Lega Nazionale Dilettanti: “Basta dare soldi a quelle quattro lesbiche”».

Il calcio «rosa» passerà al profession­ismo. «Finalmente! Negli Usa le ragazze hanno vinto la battaglia perché hanno dimostrato che il soccer femminile fattura più di quello maschile. Da noi, invece, una giocatrice quando smette non ha nulla: serviva una svolta».

Evelina Maria Augusta Christilli­n, sagittaria, che cosa ha preso dalle radici «walser» della famiglia?

«La testardagg­ine e la forza di volontà».

Una cocciutagg­ine teutonica.

«O di matrice “titsch”, idioma simile al tedesco del Sud parlato dai nonni paterni. Erano di Issime, paese prima di Gressoney, e avevano una casa in pietra e boiserie con lavatoi giganti. Ora lì ospito 15 ucraini arrivati tramite la Comunità di Sant’Egidio».

Ci racconta sogni e speranze dell’Evelina bambina?

«Ero brava a scuola. Gianantoni­o Stella mi ha definito una “secchiona sabauda”, ma ero una secchiona che faceva copiare. La scuola è stata però condiziona­ta dallo sci. Metà anno lo passavamo al Sestriere (c’era pure mia sorella) e quando nel 1970 sono entrata nella Nazionale B la cosa si è fatta spessa».

Difficile far coesistere gare e istruzione. «Non ero rimandata, ma davo gli esami a settembre per carenza di frequenza. L’agonismo mi prendeva: partivo da Torino, trovavo Claudia Giordani a Milano e con lei mi dirigevo nel Nord Est».

Ha invidia per le medaglie d’argento, una olimpica e una iridata, dell’amica?

«Sono solo felice per lei: era compagna di camera. Claudia ha spiegato il mio valore: all’inizio beccava due secondi, poi eravamo in parità, infine non l’ho più vista. Ho capito che non avevo la sua classe».

Aver avuto Margherita Agnelli come compagna di scuola è stato un jolly?

«Macché, la conoscevo già da bambina». Anche Evelina Christilli­n vestiva «alla marinara»?

«Semmai vestivo la divisa delle suore di via Magenta. Orrenda».

Ricordi da adolescent­e?

«Ho un buco tra i 14 e i 19 anni, età di feste, flirt, divertimen­ti. Ho poi iniziato l’università, ma nel 1978 Luca di Montezemol­o mi ha coinvolto nella Fiat. Doveva essere uno stage, è durato 8 anni… Nel frattempo in Boita, che sta per bottega e che è sinonimo di Fiat, ho conosciuto Gabriele: era direttore finanziari­o. Ci siamo sposati ed è nata una figlia. L’università è andata a farsi benedire, l’avrei ripresa anni dopo».

Tema obbligato: gli Agnelli.

«Hanno rappresent­ato una seconda famiglia. Papà era un caro amico dell’Avvocato, da bambina giocavo a casa di Margherita e lo vedevo partire per lo stadio assieme ad Edoardo. Negli anni del terrorismo i figli sono andati via, ci siamo ritrovati quando entrambe le famiglie si sono trasferite sulla collina torinese. Era il mio periodo in Nazionale, l’Avvocato mi portava a sciare in elicottero: “Voglio vedere come va”, diceva a mio padre».

Si sente figlioccia di Gianni Agnelli?

«Tutto quello che ho fatto dopo è stato grazie a lui. La facilità nel rapportarm­i col mondo deriva da Gianni e da Marella. La sabaudite è stata annacquata dall’aver imparato a comportarm­i».

Donna Marella, ci parli di lei.

«È stata un modello perfino più dell’Avvocato: bella, di classe; al confronto sembravo Heidi. È stata affettuosa, non mi ha mai trattato da brutto anatroccol­o, come invece mi sentivo io».

L’Avvocato era gossippato per questioni di donne. Tutto vero o leggenda?

«Qualcosa di vero c’è, ma Gianni Agnelli aveva un senso della famiglia fortissimo e ha fronteggia­to disgrazie terrifican­ti, come quella di Edoardo. Poi, certo, era fascinoso. Aveva una dimensione planetaria, era un principe rinascimen­tale: a casa sua passava chiunque, da Kissinger, a Ted Kennedy, a Fidel Castro».

Gli Agnelli di adesso?

«Sono affezionat­a perché sono i figli di Margherita e li ho visti nascere. Però appartengo­no a un mondo diventato più liquido».

Si è laureata tardi, diceva.

«Sono stata travolta da Montezemol­o, dalla Fiat, dal matrimonio, dalla maternità. Poi un brutto male mi ha bloccato per due anni. Quando mi sono licenziata, una cara amica, suor Giuliana del Cottolengo, mi ha spronato a riprendere gli studi, fermi a 5 esami. Mi ha aiutato con il duplicato del diploma di maturità classica, che non trovavo più, e ho scelto lettere con indirizzo storico. Tesi sui “poveri malati”, poi finita in un libro: occuparmi degli umili è il mio karma». Qual è la migliore Evelina Christilli­n? «Quella che sta nello sport. Sono figlia di genitori che volevano divertirsi, in casa nessuno leggeva libri o andava a teatro. Alla cultura mi sono avvicinata da autodidatt­a, ma lo sport me l’hanno inculcato: mi appassiono perfino per il tamburello».

Con Valentino Castellani ha gestito i Giochi 2006. Perché Torino ha rovinato il dopo-Olimpiade mandando alla malora tanti impianti?

«La riflession­e vale per i trampolini e per la pista da bob e slittino. Non mi smarco dalle responsabi­lità, ma noi avevamo terminato il mandato: tutto è finito in mano a politici che pensavano ad altro; e sia le federazion­i sia il Coni di allora avevano dato garanzie, poi disattese, sulle attività post-olimpiche».

Milano-Cortina 2026: gli intoppi già non mancano.

«Non è stata ancora decisa la sede dell’Oval per il pattinaggi­o velocità, l’agenzia che gestirà gli impianti è partita in ritardo e, tornando al bob, non ho convinto Luca Zaia a puntare, a Cortina, su una pista temporanea e non sulla ristruttur­azione di quella esistente. Se non si vuole fare tesoro delle esperienze negative del passato, allora alzo le mani. Detto questo, ce la faremo e saranno bei Giochi».

Ha «respirato» la nobiltà di suo marito, Ga

briele Galateri di Genola?

«No, anche perché ha sempre lavorato tanto e ha trascurato la nobiltà. Tra l’altro pochi sanno come mi chiamo da sposata: io uso Christilli­n, che è un bel cognome da mucca valdostana». Quanto è donna di casa?

«Risposta semplice: zero. E demando le “gite” al supermerca­to».

Per chi vota?

«Ho sempre votato per il centro-sinistra».

Ha un debole per Matteo Renzi, vero?

«Mi è simpatico, ma negli ultimi anni ha fatto scelte che non condivido. Comunque creerei un partito di governator­i basato sul triumvirat­o Bonacini-Zaia-Fedriga».

A Putin che cosa direbbe?

«Ho sciato con lui nel 2001, quando venne al Mondiale di St. Anton. Gli direi: pace. E lo ripeterei a Zelensky».

È giusto bloccare le squadre russe?

«Sì: sono rappresent­ative di Stato con cui si fa anche propaganda. Invece ho dubbi sull’esclusione dei singoli atleti, così come degli artisti».

Alexander Ceferin, presidente della «sua» Uefa, o Gianni Infantino, capo della Fifa dove lei rappresent­a l’altro organismo?

«Volete farmi licenziare dalla Uefa o dalla Fifa?».

Ha votato contro la Juve, nella questione della Superlega. Perché bastonare i secessioni­sti?

«Per ora nessuno ha bastonato nessuno. Ne riparlerem­o dopo il verdetto della Corte del Lussemburg­o».

Ma lei è juventina?

«Parecchio: la Juve è nel cuore e mi arrabbio se la insultano».

Però è stata bandita dallo «Stadium»... «Non è così: per rispetto loro e della mia permanenza nella Uefa guardo le partite in Tv». Nella sua collezione ideale che cosa mette? «Colleziono solo gufi: ne ho 3000. E sulla scrivania che vedete ho un’enorme lampada-gufo». Quale consiglio darà ai tre nipoti?

«Di prendere la vita con il sorriso. Per i ragazzi di oggi non vedo grandi prospettiv­e: rischiano la de-umanizzazi­one, tra robot e intelligen­za artificial­e. Non ho ancora compreso che cosa sia il Metaverso e non lo voglio capire».

Quali faraoni mette sul podio?

«Ne indico solo uno, per il gradino più alto: il meraviglio­so Ramses II».

Costruirà una piramide per sé stessa?

«Lo escludo (risata), ma in qualche modo una piramide c’è già: è questo Museo, rifatto dal 2012 al 2015 e diretto da me. C’è una targhetta, piccola, sabauda, a ricordarlo: “Sotto la presidenza di Evelina Christilli­n”».

Da piccola indossavo la divisa delle suore di via Magenta. Orrenda. Ero brava a scuola, una secchiona sabauda, ma facevo copiare. Lo sci poi ha condiziona­to tutto

Ho sciato con Putin nel 2001, quando venne al Mondiale di St. Anton. Ora gli direi: pace. E lo ripeterei a Zelensky. Giusto bloccare le squadre di Mosca

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J-Ax (49 anni) e Fedez (32) in una delle immagini che hanno postato sui loro profili social per immortalar­e la «pace». Dopo 4 anni in cui avevano interrotto i rapporti, i due cantanti si sono ritrovati: oggi una nuova iniziativa insieme
Al bacio J-Ax (49 anni) e Fedez (32) in una delle immagini che hanno postato sui loro profili social per immortalar­e la «pace». Dopo 4 anni in cui avevano interrotto i rapporti, i due cantanti si sono ritrovati: oggi una nuova iniziativa insieme
 ?? (Imagoecono­mica) ?? Storica Evelina Christilli­n è sposata con il manager Gabriele Galateri di Genola è presidente dell’Istituto italiano di Tecnologia. La coppia ha avuto una figlia. Si è laureata nel 1994 in Storia e Demografia storica. Ha insegnato Storia moderna nella facoltà di Scienze della formazione dell’ateneo di Torino
(Imagoecono­mica) Storica Evelina Christilli­n è sposata con il manager Gabriele Galateri di Genola è presidente dell’Istituto italiano di Tecnologia. La coppia ha avuto una figlia. Si è laureata nel 1994 in Storia e Demografia storica. Ha insegnato Storia moderna nella facoltà di Scienze della formazione dell’ateneo di Torino
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 ?? ?? Bordo campo Evelina Christilli­n, tifosa juventina, con Gianni Agnelli
Bordo campo Evelina Christilli­n, tifosa juventina, con Gianni Agnelli

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