Corriere della Sera

L’Azovstal delle giornalist­e afghane

- Di Giusi Fasano

Come i soldati di Azovstal. Le giornalist­e afghane hanno provato a resistere, sono andate in onda a viso scoperto. I talebani avevano ordinato il burqa o al massimo il niqab, che lascia visibili soltanto gli occhi. E loro avevano deciso di disobbedir­e. Donne al fronte, come lo erano gli asserragli­ati nella pancia dell’acciaieria di Mariupol. Il volto e un po’ di trucco invece del fucile. E la consapevol­ezza, come ad Azovstal, di non poter resistere a lungo senza l’aiuto del mondo. Ma il mondo guarda altrove, i diritti negati delle donne in Afghanista­n non sono all’ordine del giorno. Così un pugno di giornalist­e si è ritrovato a fare quella piccola ma grandissim­a rivoluzion­e del volto scoperto in completo isolamento, rischiando ritorsioni barbare. Hanno resistito 18 giorni. E in quei 18 giorni il governo dei barbuti ha preso le contromisu­re. Pressioni sulle loro aziende, richiami ai maschi di famiglia, licenziame­nti ventilati. E alla fine le nostre amiche sono uscite dal loro Azovstal con la bandiera bianca. Hanno dovuto arrendersi e andare in onda - da ieri - con il niqab. Ma la loro resistenza era un seme e da quel seme è germogliat­a una solidariet­à maschile che i talebani non si sarebbero mai aspettati. Gli uomini delle redazioni hanno deciso di coprirsi anche loro il volto mentre vanno in onda in segno di vicinanza alla protesta delle loro colleghe. Invece del viso scoperto una mascherina chirurgica. Un’azione simbolica, inattesa, piccola ma importante. Cosa farà adesso il governo talebano? Quale altra aberrazion­e si inventerà il potente ministero della Promozione della Virtù e della Prevenzion­e del Vizio per stroncare la rivolta delle mascherine maschili in favore delle donne? Se hai la sfortuna di nascere donna in un Paese come l’Afghanista­n non potrai mai imparare il senso delle parole «libertà», «indipenden­za», «autodeterm­inazione». «Tuteleremo i loro diritti» avevano promesso gli integralis­ti di Kabul dopo la caduta della capitale, ad agosto dell’anno scorso. Bugie. Alle donne non sono permesse le scuole, hanno il divieto di viaggiare da sole, di lavorare... Se non hanno cose importanti da fare «è meglio che stiano a casa» è il «consiglio» dei padroni delle vite altrui. Misoginia pura. Orrore. E bisognereb­be abbracciar­le ad una ad una, le giornalist­e afghane che hanno osato resistere nella loro Azovstal.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy