Da Ibra a Ibra II Sfuriate e sigari, ha trasformato ragazzi in uomini
Il più acclamato nel torrido pomeriggio di Reggio Emilia. Fra i più scatenati al momento della premiazione sul palco: sbuca dal sottopassaggio con il sigaro e una magnum di champagne che agita all’indirizzo della curva. Zlatan Ibrahimovic si batte il cuore, davanti a uno stadio ai suoi piedi. Ora che il sipario è calato sulla lotta scudetto cosa deciderà sua Maestà Ibrahimovic, l’uomo da cui iniziò il progetto di ricostruzione della squadra dopo l’umiliante 5-0 di Bergamo? «È stato determinante, ha portato mentalità» racconta Stefano Pioli. «Ho parlato con lui, ci era rimasto male per non essere stato impiegato a San Siro con l’Atalanta. Gli ho consigliato di continuare, ci sta pensando».
Probabilmente il futuro passa da un intervento chirurgico, l’ennesimo al ginocchio che in questa stagione, bella e avvincente come un romanzo, lo ha tormentato. «Prima devo fare qualcosa per stare bene. Se starò bene non è stata la mia ultima partita. Sottopormi a un’operazione? Vediamo». Non è questo il momento per lasciarsi andare a pensieri sinistri. «Questo scudetto è la mia soddisfazione più grande. Quando sono tornato ho detto che avrei riportato il Milan al top e tanti ridevano. Ora invece siamo qui, abbiamo fatto tanti sacrifici. Quest’anno ho sofferto tanto, ho avuto paura di smettere ma voglio farlo come dico io».
Capobranco, motivatore («nello spogliatoio ho raccomandato la concentrazione: è facile perdere la testa»), ha riportato entusiasmo in un ambiente depresso. «Quando sono arrivato c’era un Milan, questo è un altro. Ho trasmesso tutto quello che potevo ai giovani e ho cercato di aiutarli in ogni modo fuori dal campo. I ragazzi avevano bisogno di un pilota e sono arrivato io». È affettuoso nei confronti di Pioli: «Ha fatto grandi cose, due anni fa la situazione era complicata». Non si preoccupa delle voci di cessione: «Datemi 20 giocatori e un allenatore e inizia il mio lavoro». La dedica di un titolo così sentito va all’amico-agente. «È per Mino Raiola: sono stato a un passo dal Napoli. Lui mi ha sconsigliato dicendomi che sarei stato l’unico a poter salvare il Milan».