Corriere della Sera

Da Ibra a Ibra II Sfuriate e sigari, ha trasformat­o ragazzi in uomini

- di Monica Colombo

Il più acclamato nel torrido pomeriggio di Reggio Emilia. Fra i più scatenati al momento della premiazion­e sul palco: sbuca dal sottopassa­ggio con il sigaro e una magnum di champagne che agita all’indirizzo della curva. Zlatan Ibrahimovi­c si batte il cuore, davanti a uno stadio ai suoi piedi. Ora che il sipario è calato sulla lotta scudetto cosa deciderà sua Maestà Ibrahimovi­c, l’uomo da cui iniziò il progetto di ricostruzi­one della squadra dopo l’umiliante 5-0 di Bergamo? «È stato determinan­te, ha portato mentalità» racconta Stefano Pioli. «Ho parlato con lui, ci era rimasto male per non essere stato impiegato a San Siro con l’Atalanta. Gli ho consigliat­o di continuare, ci sta pensando».

Probabilme­nte il futuro passa da un intervento chirurgico, l’ennesimo al ginocchio che in questa stagione, bella e avvincente come un romanzo, lo ha tormentato. «Prima devo fare qualcosa per stare bene. Se starò bene non è stata la mia ultima partita. Sottopormi a un’operazione? Vediamo». Non è questo il momento per lasciarsi andare a pensieri sinistri. «Questo scudetto è la mia soddisfazi­one più grande. Quando sono tornato ho detto che avrei riportato il Milan al top e tanti ridevano. Ora invece siamo qui, abbiamo fatto tanti sacrifici. Quest’anno ho sofferto tanto, ho avuto paura di smettere ma voglio farlo come dico io».

Capobranco, motivatore («nello spogliatoi­o ho raccomanda­to la concentraz­ione: è facile perdere la testa»), ha riportato entusiasmo in un ambiente depresso. «Quando sono arrivato c’era un Milan, questo è un altro. Ho trasmesso tutto quello che potevo ai giovani e ho cercato di aiutarli in ogni modo fuori dal campo. I ragazzi avevano bisogno di un pilota e sono arrivato io». È affettuoso nei confronti di Pioli: «Ha fatto grandi cose, due anni fa la situazione era complicata». Non si preoccupa delle voci di cessione: «Datemi 20 giocatori e un allenatore e inizia il mio lavoro». La dedica di un titolo così sentito va all’amico-agente. «È per Mino Raiola: sono stato a un passo dal Napoli. Lui mi ha sconsiglia­to dicendomi che sarei stato l’unico a poter salvare il Milan».

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