Inzaghi: «Orgogliosi di noi e complimenti al Milan»
Il 3-0 alla Samp non basta ai nerazzurri: «La speranza è ripartire nel modo giusto, tenendo i migliori»
MILANO Selvaggio e sentimentale, l’abbraccio di San Siro scuote l’Inter ferita. Il rimpianto però è qualcosa che si può toccare con mano, come la cappa di afa dentro lo stadio. Simone Inzaghi è una maschera di tensione e scontento e cerca di nascondere la tempesta dentro di sé: «Il sentimento che prevale è l’orgoglio per questo gruppo — dice l’allenatore nerazzurro — per il plauso finale della curva e per la stagione che abbiamo fatto: è stata ottima e poteva essere straordinaria con lo scudetto. Ci dispiace arrivare secondi, rimane l’amaro in bocca, ma bisogna fare i complimenti al Milan, che ha fatto una grande stagione, e a Pioli. È stato un bellissimo duello, con quattro sfide: in campionato hanno vinto loro, in Coppa noi. Gli 84 punti che abbiamo fatto sono tanti, ma non sono bastati: nelle ultime 30 partite ne abbiamo fatti 3 più di loro, ma quei 6-7 punti di distacco maturati nelle prime 8 hanno fatto la differenza. Dobbiamo limarla».
Alla vigilia di questa strana sfida a San Siro, Simone aveva già parlato di «una stagione a colori». E rivendica tutta la bontà del percorso della sua squadra, senza mai dimenticare la casella di partenza dell’8 luglio, gli imprevisti incontrati per strada, il confronto in Champions contro le due squadre arrivate in finale: «A luglio si diceva che l’Inter non sarebbe arrivata tra le prime quattro, a dicembre si diceva che avrebbe vinto lo scudetto: in 3-4 mesi l’opinione sul club era cambiata, grazie al lavoro dello staff e dei giocatori, che hanno dato tutto quello che potevano. Abbiamo fatto un percorso bellissimo, lungo e impegnativo. Se mi guardo indietro vedo i due trofei alzati, le due sconfitte con Real e Liverpool e la vittoria di Anfield. Arrivare secondi non piace a nessuno, ma non avrei mai immaginato tutto questo: sarà difficile da scordare».
Però com’è lontana la pioggia di Perugia, la festa incontenibile da giocatore per lo scudetto last minute, vinto con la Lazio nel 2000 ai danni della Juve sconfitta in Umbria. Inzaghi aveva evocato quel sorpasso clamoroso a un metro dal traguardo, ma chissà se in cuor suo ci credeva davvero. I tre gol del Milan hanno dato il tempo all’allenatore, alla sua squadra e a tutto lo stadio di metabolizzare quello che stava accadendo. Digerirlo è un’altra cosa. E non è mai troppo presto per mettere in chiaro le cose: «Se temo altre sorprese come le partenze di Lukaku e Hakimi dell’estate scorsa? Non lo so, in settimana dobbiamo vederci con la società (anche per prolungare al 2024 e aumentare l’ingaggio da 4 a 5,5 milioni ndr). Abbiamo lavorato tantissimo per alzare dei trofei, l’auspicio è ripartire nel modo giusto, con meno difficoltà: tenendo i giocatori migliori e aggiungere qualcosa per crescere ancora, perché il calcio si evolve in continuazione. Dovremmo essere bravi e lucidi». Passato il magone, sarà più facile.