Corriere della Sera

Inzaghi: «Orgogliosi di noi e compliment­i al Milan»

Il 3-0 alla Samp non basta ai nerazzurri: «La speranza è ripartire nel modo giusto, tenendo i migliori»

- Paolo Tomaselli

MILANO Selvaggio e sentimenta­le, l’abbraccio di San Siro scuote l’Inter ferita. Il rimpianto però è qualcosa che si può toccare con mano, come la cappa di afa dentro lo stadio. Simone Inzaghi è una maschera di tensione e scontento e cerca di nascondere la tempesta dentro di sé: «Il sentimento che prevale è l’orgoglio per questo gruppo — dice l’allenatore nerazzurro — per il plauso finale della curva e per la stagione che abbiamo fatto: è stata ottima e poteva essere straordina­ria con lo scudetto. Ci dispiace arrivare secondi, rimane l’amaro in bocca, ma bisogna fare i compliment­i al Milan, che ha fatto una grande stagione, e a Pioli. È stato un bellissimo duello, con quattro sfide: in campionato hanno vinto loro, in Coppa noi. Gli 84 punti che abbiamo fatto sono tanti, ma non sono bastati: nelle ultime 30 partite ne abbiamo fatti 3 più di loro, ma quei 6-7 punti di distacco maturati nelle prime 8 hanno fatto la differenza. Dobbiamo limarla».

Alla vigilia di questa strana sfida a San Siro, Simone aveva già parlato di «una stagione a colori». E rivendica tutta la bontà del percorso della sua squadra, senza mai dimenticar­e la casella di partenza dell’8 luglio, gli imprevisti incontrati per strada, il confronto in Champions contro le due squadre arrivate in finale: «A luglio si diceva che l’Inter non sarebbe arrivata tra le prime quattro, a dicembre si diceva che avrebbe vinto lo scudetto: in 3-4 mesi l’opinione sul club era cambiata, grazie al lavoro dello staff e dei giocatori, che hanno dato tutto quello che potevano. Abbiamo fatto un percorso bellissimo, lungo e impegnativ­o. Se mi guardo indietro vedo i due trofei alzati, le due sconfitte con Real e Liverpool e la vittoria di Anfield. Arrivare secondi non piace a nessuno, ma non avrei mai immaginato tutto questo: sarà difficile da scordare».

Però com’è lontana la pioggia di Perugia, la festa incontenib­ile da giocatore per lo scudetto last minute, vinto con la Lazio nel 2000 ai danni della Juve sconfitta in Umbria. Inzaghi aveva evocato quel sorpasso clamoroso a un metro dal traguardo, ma chissà se in cuor suo ci credeva davvero. I tre gol del Milan hanno dato il tempo all’allenatore, alla sua squadra e a tutto lo stadio di metabolizz­are quello che stava accadendo. Digerirlo è un’altra cosa. E non è mai troppo presto per mettere in chiaro le cose: «Se temo altre sorprese come le partenze di Lukaku e Hakimi dell’estate scorsa? Non lo so, in settimana dobbiamo vederci con la società (anche per prolungare al 2024 e aumentare l’ingaggio da 4 a 5,5 milioni ndr). Abbiamo lavorato tantissimo per alzare dei trofei, l’auspicio è ripartire nel modo giusto, con meno difficoltà: tenendo i giocatori migliori e aggiungere qualcosa per crescere ancora, perché il calcio si evolve in continuazi­one. Dovremmo essere bravi e lucidi». Passato il magone, sarà più facile.

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(Ansa) Secondo Simone Inzaghi, 46 anni, prima stagione sulla panchina dell’Inter

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