Leclerc, l’urlo disperato «Ferrari, no power»
In testa per 28 giri, si rompe il motore. Vince Verstappen
Brasati e felici dai 36 gradi, gli orange invadono il rettilineo della partenza. Sorrisi da doppietta, sullo stesso asfalto che consacrò il talento immenso di Max Verstappen. Primo sei anni fa qui alla prima uscita con la Red Bull, sfruttando l’autoscontro fra Hamilton e Rosberg. Primo ora, con la Ferrari di Charles Leclerc squagliata dalla fornace catalana. Con Carlos Sainz, lontano e depresso. Quarto e irriconoscibile controfigura del pilota che l’anno scorso fece il pieno di fiducia a Maranello.
L’urlo disperato del monegasco al 27° giro — «No power» — è la colonna sonora di un sogno interrotto. Mani sui capelli, sguardo spiritato dopo aver parcheggiato la «Bestia» imbizzarrita in garage. Aveva già vissuto queste sensazioni all’alba della sua avventura in rosso: Bahrein 2019, un cortocircuito al motore lo aveva privato di una vittoria che aveva in pugno. Come quella di ieri, ed è stata ancora la power unit a provocare un disastro, ma molto più grande di allora. Non ancora irreparabile, ma preoccupante e pericoloso perché il vantaggio in classifica è svanito in un colpo solo. «Fa male davvero, stavo gestendo senza pressioni e prima non c’erano mai stati problemi di affidabilità. Le gomme si stavano comportando benissimo, non c’era nessun segnale per una cosa del genere» spiega Charles.
La prima grana tecnica stagionale genera un doppio smacco. Verstappen prende le redini del campionato, va +6, la Red Bull prende largo anche nel titolo costruttori ringraziando Sergio Perez. Sacrificato per far passare il campione del mondo, nella più classica tradizione dei numeri due. Irvine, Barrichello, Bottas: quante volte li abbiamo sentiti arrabbiarsi quando gli veniva comunicati ordini scomodi? E quante volte poi hanno obbedito, pur controvoglia? Stavolta alla Ferrari, oltre all’affidabilità, è mancata la seconda guida, il podio per Sainz doveva essere il minimo sindacale e invece ci è salito George Russell con la Mercedes. Bravo George, bravo pure Hamilton a rimontare dall’ultimo posto al quinto dopo il contatto iniziale con Magnussen. La Mercedes è tornata nelle zone alte, era sembrata una buona notizia per la Rossa prima del guasto. Adesso che deve rimontare potrebbe non esserlo più.
Davanti al suo popolo Carlitos si è addormentato al via. Poi si è girato alla curva 4 perdendo altre posizioni, probabilmente per una raffica di vento, la stessa cosa infatti è successa a Verstappen pochi giri dopo. «Allo start forse ho sbagliato procedura — poi devo aver danneggiato il fondo nell’uscita di pista, e la macchina non era più la stessa. Avevo perso carico aerodinamico e non potevo spingere nelle curve veloci». Nemmeno gli aggiornamenti, che pur hanno ben funzionato, gli sono stati d’aiuto: «Resta difficile da guidare con il mio stile». Un altro assist, involontario, per i rivali.
È il trionfo dell’imperfezione per la banda di Christian Horner: la doppietta perfetta nella domenica delle mille magagne, e per questo vale ancora di più. Verstappen non ha potuto usare l’ala mobile per quasi tutta la gara, le riparazioni dell’ultimo minuto prima del via non sono servite. Ma alla fine, come diceva Enzo Ferrari, «l’auto da corsa perfetta è quella che si rompe un attimo dopo il traguardo». Tutte le volte che quella di Max quest’anno ha visto la bandiera a scacchi ha sempre dominato, l’olandese ha recuperato in tre Gp, e una Sprint Race, un gap gigantesco (era a -46) . La sveglia suona per la Ferrari, domenica a Montecarlo. Casa Leclerc, il posto giusto per la controrimonta.
” Charles È uno stop che fa molto male Stavamo dominando con grande tranquillità Facciamoci forza però: il Mondiale è lungo, qui ho visto progressi e per questo sono fiducioso