Corriere della Sera

Charles a piedi Ma ci sono tutti i motivi per il rilancio

- di Giorgio Terruzzi

Una domenica da capricci del destino. Verstappen: sembrava battuto, quasi spacciato. Una escursione fuori pista, l’ala immobile, Russell che si permette di prenderlo a schiaffoni. Sorpasso e controsorp­asso, alla faccia del curriculum iridato. Leclerc: sembrava lanciato, solo e lontano nella fornace catalana. Addio. Charles appiedato; Max premiato. Il motore Ferrari ha fatto bum per la prima volta, la Red Bull, senza più rivali, ha chiuso la pratica. Con il contributo di Perez che di mestiere fa il gregario; senza l’ostacolo Sainz che ha perso l’orientamen­to in casa propria. A guardare le classifich­e viene il latte alle ginocchia, con doppio sorpasso ai vertici. Però, stavolta, i motivi di consolazio­ne sono potenti quanto la delusione. Motivo: quella spagnola

era una corsa della verità. O, almeno di una mezza verità, visto che alla fine mancano 16 tappe. E la pista ha mostrato una Ferrari più veloce in qualifica e più efficiente in gara, con spauracchi­o consumi gomme debellato nei 27 giri macinati in bellezza da Charles. Significa che i ritocchi alla versione-base della F1-75 sono appropriat­i, che la vettura è ben accudita, è cresciuta, può vincere ovunque. Il retrogusto, insomma, è diverso da quello di altre, recenti domeniche, con Verstappen inesorabil­mente più attrezzato sulla distanza. Anzi, persino l’iperpremia­ta casa Red Bull, maneggia qualche preoccupaz­ione nuova. C’è solo un’ombra da chiarire: una power unit può saltare, ma serve capire la ragione profonda del guasto, cosa che solo a Maranello potranno appurare. Mentre arriva Montecarlo, casa Leclerc, dove il motore conta sino a un certo punto. Dove il destino, per una questione di giustizia, dovrebbe concedere immediata, meritata rivincita.

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Campione Verstappen (Getty)

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