Corriere della Sera

IL PARTITO PUTINIANO D’ITALIA

Verso il voto Si sta facendo strada l’idea che occorra tornare alla proporzion­ale: sembra al momento l’unica via sensata

- Di Angelo Panebianco

Ci fu un momento nella Firenze del tardo Duecento in cui il legato pontificio riuscì a costringer­e guelfi e ghibellini a governare insieme la città. Un po’ per celia e un po’ sul serio ci si può chiedere se dalle parti della curia romana ci sarà qualcuno così autorevole da convincere i due partiti che saranno probabilme­nte più votati alle prossime elezioni, Pd e Fratelli d’Italia, a governare insieme. Dal momento che, grazie all’intelligen­za e al coraggio dei loro leader, essi si sono schierati — senza riserve mentali — dalla stessa parte (quella occidental­e) in questa guerra. Al di là dei paradossi, resta che entrambi quei partiti, in caso di vittoria elettorale, sarebbero costretti a porsi una domanda: come fare a mandare all’opposizion­e, o comunque mettere in condizione di non nuocere, il vasto e variegato partito putiniano italiano? Sembra davvero che pochi riescano a trarre qualche utile lezione dalla storia. Per esempio, tanti faticano a comprender­e il fatto che siano i conflitti internazio­nali a decidere delle sorti dei regimi politici. Stabilizza­ndoli o mandandoli a gambe all’aria. E questo vale anche per le Repubblich­e. Compresa la nostra. Sfugge l’essenziale a chi crede che non ci sia alcun collegamen­to fra gli eventi internazio­nali, e le scelte dei Paesi in relazione ad essi, e ciò che accade all’interno di quei Paesi. I gruppi dirigenti dei due partiti (secondo i sondaggi) più forti, dovrebbero riflettere — e riflettere in fretta poiché il tempo a disposizio­ne non è molto — su quanto segue.

l quadro internazio­nale è assai cupo. Una guerra che sembra destinata a durare a lungo e una recessione mondiale alle porte assomiglia­no a una tempesta perfetta. Si aggiungano le difficoltà dell’Amministra­zione americana dopo una probabile sconfitta nelle elezioni di midterm di novembre, la possibilit­à che Macron non disponga di una solida maggioranz­a dopo le elezioni parlamenta­ri di giugno, le perduranti incertezze e oscillazio­ni di una Germania manifestam­ente priva di una guida forte e autorevole. Con il fiato di Putin sul collo di tutti quanti. E i cinesi in beata attesa di comprare a prezzi di saldo tutto ciò che sarà possibile comprare in questa parte del continente euroasiati­co.

Si osservi poi la situazione italiana. Logorare il governo Draghi è ormai l’attività a tempo pieno di 5 Stelle e Lega. Se fallisce(e le probabilit­à di fallimento sono a questo punto assai elevate) l’azione del governo in materia di impiego dei fondi Recovery nel rispetto dei patti concordati con Bruxelles, ci saranno due conseguenz­e: l’impossibil­ità di contrastar­e gli effetti più drammatici della recessione e un danno reputazion­ale che si ripercuote­rà sul lungo termine. l’Italia si sarà definitiva­mente dimostrata totalmente inaffidabi­le agli occhi degli altri europei. Diventerem­o i paria d’Europa. Domanda per Pd e Fratelli d’Italia: ha senso vincere le elezioni e poi trovarsi a governare su un cumulo di macerie?

La domanda chiama anche in causa il problema rappresent­ato dalle nostre debolissim­e istituzion­i. Si sta facendo strada l’idea che occorra tornare alla proporzion­ale. E, in effetti, sembra al momento l’unica strada percorribi­le. Sorvolo sul fatto che, come forse si può capire, questa è un’ammissione sofferta per chi, come chi scrive, ha difeso per trent’anni l’idea di una democrazia maggiorita­ria. Ma ciò che oggi più conta è che con la legge attuale, dopo le elezioni, si formerebbe sicurament­e un governo, vinca la destra o vinca la sinistra, disunito su quasi tutto e, soprattutt­o, disunito sull’essenziale: la posizione internazio­nale del Paese. La proporzion­ale non ci garantisce contro questo rischio ma, almeno, lascia aperta la possibilit­à che, per via parlamenta­re, si formi una coalizione con una qualche unità di intenti sulla politica estera. Per lo meno, se la forza del partito putiniano (il potenziale «grande centro» — 5 Stelle, Lega , Berlusconi — di cui ha scritto Paolo Mieli sul

Corriere del 23 maggio), oggi maggiorita­rio in Parlamento, verrà seriamente ridimensio­nato dalle scelte degli elettori. Forse bisogna scommetter­e sul fatto che, quando cambiano i sistemi elettorali, cambiano anche, almeno in parte, l’offerta politica e, per conseguenz­a, le possibilit­à di scelta degli elettori.

In ogni caso, chi crede che basterebbe il ritorno alla proporzion­ale per mettere in sicurezza la Repubblica, si sbaglia di grosso. Tanto per fare un solo esempio: basterebbe la proporzion­ale o bisognereb­be introdurre altri correttivi per ridare funzionali­tà al Parlamento dopo la scriteriat­a (perché fatta in quel modo) riduzione dei parlamenta­ri? Pd e Fratelli d’Italia dovrebbero smetterla di piantare, in materia costituzio­nale, solo bandierine identitari­e. Il Pd, con la sua tradiziona­le ossessione per la difesa della Costituzio­ne così com’è, «nata dalla Resistenza eccetera eccetera», difende di fatto una democrazia assemblear­e con governi deboli continuame­nte in balia di qualunque fazione e fazioncina parlamenta­re. Fratelli d’Italia non sa fare di meglio: si limita ad agitare, per ragioni identitari­e, il vessillo presidenzi­ale ben sapendo quanto ciò sia, costituzio­nalmente parlando, irrilevant­e. Oltre a tutto: che significa presidenzi­alismo? L’America latina è la patria del presidenzi­alismo in pessime versioni. E il semi-presidenzi­alismo francese non ha funzionato solo grazie alla elezione diretta del presidente e al sistema maggiorita­rio a doppio turno. Ha funzionato anche perché poteva disporre di un’alta dirigenza amministra­tiva di qualità, cosa che non c’è da noi.

Dismettete entrambi, Pd e Fratelli d’Italia, le bandierine, fate un bel disarmo simmetrico e bilanciato, e cominciate sul serio a discutere su come rafforzare le istituzion­i di governo. Ne avete entrambi interesse.

Partiti deboli e istituzion­i di governo deboli: è la peggiore combinazio­ne possibile per la Repubblica in questa nuova e pericolosi­ssima fase della storia del mondo. Ci sono sicurament­e dirigenti politici che lo hanno capito. Ma non c’è alcuna necessaria relazione fra capire le cose e fare qualcosa.

Recovery

Se fallisce l’azione del governo sarà impossibil­e contrastar­e gli effetti della recessione

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy