Corriere della Sera

L’ESTATE, IL VIRUS E UN’OCCASIONE DA NON SPRECARE

- di Sergio Harari sergio@sergiohara­ri.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La coazione a ripetere sembra un minimo comune denominato­re che accomuna le belle stagioni da quando è arrivato il virus nelle nostre vite. Ricordate l’estate 2020, quella successiva alla prima ondata? Proprio quando la situazione sembrava avvicinars­i a un buon controllo epidemiolo­gico, partì un meccanismo di rimozione collettivo della pandemia, con il delirio delle discoteche aperte a tutti e la perdita di qualsiasi attenzione e cautela. La pagammo cara con un autunno e un inverno tragici. Nell’estate 2021 si ripeté più o meno lo stesso errore.

Ora la situazione è ben diversa, gran parte della popolazion­e beneficia di una certa copertura immunitari­a, o per le vaccinazio­ni o per aver contratto l’infezione, gli ospedali si stanno svuotando e disponiamo di nuovi farmaci e di un sistema sanitario rodato all’emergenza. Questo però non giustifica il dimenticar­e che il virus è ancora tra noi e circola in gran quantità. I dati ufficiali riflettono solo in parte la realtà, in molti non dichiarano le positività, ma le concentraz­ioni di Sars CoV2 nelle acque reflue, come documentat­o da uno studio del Mario Negri, sono alte e provano come si sia ben lontani da una situazione di controllo epidemiolo­gico della diffusione virale. Per questo lo scarso numero di cittadini che hanno aderito alla quarta dose deve essere motivo di seria preoccupaz­ione, mentre oltre 6 milioni di italiani con più di 5 anni di età non hanno ancora ricevuto una sola somministr­azione.

Non piace a nessuno evocare scenari negativi ma è bene ritornare alla realtà e non scordare questi ultimi due anni, come se non avessimo imparato nulla. Le mascherine sembrano ormai essere diventate un ricordo sbiadito, mentre strade e locali si affollano di migliaia di persone accalcate (come ai recenti concerti all’aperto) dimentiche della pur minima attenzione. Omicron è una variante meno aggressiva delle precedenti ma questo non vuole dire che le prossime non possano essere altrettant­o o più diffusive e più pericolose. Essere pronti al futuro significa guadagnare terreno adesso nella nostra battaglia contro il virus, ora che la bella stagione ci è di aiuto, e non sprecare un’altra estate in comportame­nti eccessivam­ente distesi, senza significat­ivi avanzament­i nella campagna vaccinale, che resta il vero e fondamenta­le baluardo nel contrasto alla pandemia.

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