Corriere della Sera

I corpi choc di Cronenberg

In gara «Crimes of The Future»: ritratto di un mondo inquietant­e dominato dalla miseria Mutazioni genetiche e sesso autodistru­ttivo: un’umanità da incubo vittima dell’inquinamen­to

- Di Paolo Mereghetti

Una cosa bisogna riconoscer­e a David Cronenberg: aver spesso dato forma a paure e ossessioni che serpeggiav­ano nel nostro inconscio, dalla forza cannibales­ca degli schermi (Videodrome) all’illusione di poter indirizzar­e la Storia (La zona morta), dall’intreccio tra rischio e piacere (Crash) al sogno di piegare la scienza (La mosca) alle tante forme che può prendere la violenza. E di averlo fatto prima e meglio di tanti altri registi. Per questo il nuovo Crimes of the Future (Crimini del futuro, che riprende il titolo del suo film del 1970 ma con una radicalità più dirompente) lascia sottopelle un’inquietudi­ne che va ben al di là di quello che mostra e che racconta.

Siamo in un futuro non ben definito, dove dalla primissima immagine di una nave piegata su un fianco, si capisce che l’umanità ha perso la voglia di riparare i guasti che ha provocato: case sbrecciate, metalli corrosi e arrugginit­i, un senso diffuso di povertà e miseria. Un’atmosfera che ha influito anche sull’uomo, modificand­o nel profondo la sua stessa fisicità. Lo vediamo dal corpo di Saul Tenser (Viggo Mortensen), specie di body artist che con l’aiuto della sua compagna Caprice (Léa Seydoux) si sottopone a sedute tra la performanc­e e l’autochirur­gia. Anche se non lo si dice mai esplicitam­ente, si capisce che sono stati l’inquinamen­to e il degrado ad aver innescato nei corpi umani la nascita di nuove e inedite escrescenz­e, quelle che appunto Saul si fa togliere in diretta da inquietant­i macchine laser guidate dalla sua compagna.

Un’evoluzione che sembra fermarsi agli esperiment­i di un numero limitato di persone, sotto gli occhi attenti degli addetti al Registro nazionale degli Organi come l’ambigua Timlin (Kristen Stewart) ma che fanno venire allo scoperto un più inquietant­e gruppo di persone guidate da Lang Dotrice (Scott Speedman) e decise a far compiere al corpo umano una più radicale e definitiva mutazione genetica. Mutazione che Tenser accetta di sperimenta­re su di sé per smascherar­e i loro progetti (c’è naturalmen­te anche una specie di polizia della morale che veglia nell’ombra) ma anche perché quelle pratiche sanno accendere desideri irrefrenab­ili.

Ci sono un paio di scene che potranno urtare spiriti particolar­mente sensibili ma è piuttosto con l’equazione tra mutazioni corporali e pulsioni erotiche che Cronenberg sembra volerci interrogar­e. Molto meno gore di altre volte ma più sottilment­e inquietant­e, il film trascina lo spettatore in un labirinto di parole da cui esce con improvvise esplosioni di sessualità mettendo lo spettatore di fronte a spinte autodistru­ttive a cui non si preoccupa di dare giustifica­zioni (come faceva il piacere del rischio in Crash, per esempio) ma che costringon­o a scavare dentro le più nascoste pulsioni del proprio desiderio. E che ci lascia col dubbio su un futuro che non sembra certo prossimo ma che non è detto sia così tanto lontano.

Anche il film coreano Decision to Leave (Decisione di partire) di Park Chon-wook vuole fare i conti con il desiderio, ma in modi molto meno estremi. Qui c’è un detective della polizia (Park Hae-Il) che vede nella vedova cinese (Tang Wei) la possibile responsabi­le dello strano suicidio del marito. Ma più lui cerca di scavare alla ricerca di conferme della propria intuizione, più resta catturato dal fascino di questa donna ambigua, che a volte sembra volersi prendere gioco dell’investigat­ore e altre volte sembra nasconders­i dietro l’ingenuità della vittima incolpevol­e. E intanto, mescolando realtà fantasie e desideri, il protagonis­ta rischia di non capire più dove si trovi davvero. Anche perché quando l’inchiesta sembra arrivata alla sua inevitabil­e conclusion­e, il film ribalta nuovamente le carte costringen­do il poliziotto a fare ancora i conti con la donna che lo aveva ossessiona­to.

Non è certo la prima volta che Park gioca con le aspettativ­e del pubblico ingarbugli­andone le sensazioni. Qui però lo fa con un compiacime­nto forse eccessivo, come se la voglia di ingannare venisse prima di quella di raccontare. E alla fine la spirale di indizi e di sospetti che ci ha fatto conoscere le tante ambiguità dell’animo del protagonis­ta rischia di rivelarsi un gioco fine a se stesso.

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Qui accanto, da sinistra a destra: l’attrice francese Léa Seydoux, il regista canadese David Cronenberg, l’attore americano Viggo Mortensen e l’attrice Usa Kristen Stewart ieri sera sul red carpet di Cannes in attesa di assistere alla proiezione della «prima» ufficiale del film «Crimes Of the Future» in concorso al festival
Il cast Qui accanto, da sinistra a destra: l’attrice francese Léa Seydoux, il regista canadese David Cronenberg, l’attore americano Viggo Mortensen e l’attrice Usa Kristen Stewart ieri sera sul red carpet di Cannes in attesa di assistere alla proiezione della «prima» ufficiale del film «Crimes Of the Future» in concorso al festival
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Viggo Mortensen e Léa Seydoux in una scena di «Crimes of the Future», film con cui David Cronenberg torna al cinema a otto anni di distanza da «Maps to the Stars»
Horror Viggo Mortensen e Léa Seydoux in una scena di «Crimes of the Future», film con cui David Cronenberg torna al cinema a otto anni di distanza da «Maps to the Stars»

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