Corriere della Sera

«Siamo un gruppo unico con un’energia speciale Ci ho creduto da subito»

Il terzino: «Altre squadre più forti, ma noi eravamo più sicuri»

- Carlos Passerini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

MILANO «Da ragazzino, fino ai quindici anni, non giocavo mai. Stavo sempre in panchina, ho anche pensato di smettere, e non una volta sola: non volevo gravare sui miei genitori che ogni giorno mi portavano da Brescia a Milano per l’allenament­o. Ci costava un sacco di soldi, ma ho tenuto duro, abbiamo tenuto duro. Be’, questo scudetto mi ripaga di tutto». Davide Calabria è uno dei simboli più autentici di questo Milan che ha conquistat­o il suo scudetto numero 19 contro ogni previsione. Partito dal basso, a fari spenti, il Diavolo è cresciuto giorno dopo giorno. Sul campo e nella testa. Proprio come il terzino.

Quando avete capito che avreste vinto?

«Il primo giorno. Lo diciamo da tutta la stagione, lo scudetto era il nostro obiettivo. Avevamo le qualità e lo abbiamo dimostrato, fin dal primo giorno di ritiro».

E che sapore ha averlo vinto davanti all’Inter?

«Ci voleva per il calcio italiano che Milan e Inter tornassero a questi livelli, è una rivalità che fa bene a tutto il movimento. È stato bellissimo sfidare l’Inter, che è una grande squadra e ha fatto benissimo negli anni passati. Ci divertirem­o anche in futuro».

Il segreto del successo in una parola.

«Gruppo. C’erano squadre più attrezzate, con più esperienza, che lottano al vertice da più anni di noi. Ma abbiamo sempre avuto la sicurezza di potercela fare. Si è creato il giusto mix di giovani ed esperti, che sono fondamenta­li per vincere. C’era un’energia particolar­e, la sentivamo». Che vi ha dato in più Pioli? «È arrivato che sembrava dovesse andare via in poco tempo. Non è stato facile lavorare con le difficoltà che c’erano. Ci ha ascoltato, noi lo abbiamo ascoltato. Ed è successo tutto questo. Sono orgoglioso e felice per il mister, se lo meritava».

Il peso di Ibrahimovi­c?

«È stato fondamenta­le. Zlatan è un campione che ha dato tanto. Spero possa stare meglio, ci è dispiaciut­o abbia avuto problemi negli ultimi mesi, anche se è stato preziosiss­imo con la sua leadership, con le parole, i gesti. Spero possa stare meglio l’anno prossimo. Abbiamo ancora bisogno di lui».

Lei è milanista, è cresciuto nel Milan e quest’anno ha spesso indossato la fascia da capitano. L’anno prossimo sarà sua definitiva­mente?

«Vediamo cosa farà Romagnoli.

Credo stia parlando con la società. Sono cose, però, che non contano. Vedremo poi. Io sono a disposizio­ne, non mi interessa la fascia. L’importante è esserci».

L’esempio di Maldini Vedere Paolo a bordo campo ti dà qualcosa in più. Non puoi tirarti indietro

La sua crescita è stata sbalorditi­va. Quanto è stato prezioso l’esempio quotidiano di un grande difensore come Maldini?

«Paolo non vuole intromette­rsi negli affari di campo e credo faccia benissimo, il suo ruolo è diverso. Ma già vederlo a bordocampo ti dà qualcosa in più. Non ti puoi tirarti indietro e togliere la gamba».

Avete vinto con un’età media fra le più basse di sempre: è anche questo un messaggio al calcio italiano? Ci vuole più coraggio?

«Tema delicato. Di certo il Decreto Crescita sta limitando parecchio la crescita dei giovani italiani, perché a un club conviene comprare all’estero. Questo danneggia il sistema calcio italiano. Non è un caso se non andremo al Mondiale per due volte di fila».

A proposito di Nazionale, in azzurro gioca poco. Pensa di meritare più spazio?

«È una scelta del c.t. Mancini. Non ho avuto modo di conoscerlo più di tanto. Il suo gruppo ha vinto meritatame­nte l’Europeo. Io devo fare il mio dovere nel Milan, che è la cosa più importante. La Nazionale è una conseguenz­a. Quest’anno penso di aver fatto bene. Non è ossessione, ci sono giocatori molto forti. Ma mi auguro tanto di poter giocare di più in azzurro».

Ora c’è da alzare l’asticella. La Champions è il prossimo obiettivo, insieme alla seconda stella?

«Vogliamo fare di più in Champions, senza dubbio. Il Milan è abituato a giocare ai vertici. Ora godiamoci lo scudetto, ma sappiamo cosa vogliamo dal futuro».

Ultima domanda. Lei, franciacor­tino, è un grande appassiona­to di vini. Con che cosa ha brindato?

«Il brindisi lo farò nei prossimi giorni. Avevo in ballo una scommessa importante con bottiglie parecchio costose, francesi, ma pago volentieri».

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Dal vivaio Davide Calabria, 25 anni: è cresciuto nel Milan (LaPresse)

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