Dalle armi al nodo Ue, i dieci punti della risoluzione
Ribadito l’impegno a «coinvolgere le Camere». Ma Palazzo Chigi non dovrà ottenere ogni volta l’ok
ROMA È il quarto punto della risoluzione di maggioranza. Il frutto del compromesso trovato all’ultimo minuto con il governo. Si tratta del passaggio che impegna l’esecutivo «a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari».
Il nodo armi
In sostanza come negli ultimi mesi Palazzo Chigi non sarà costretto a chiedere un permesso alle Camere per inviare aiuti militari a Kiev, potrà secretare alcuni dettagli dei decreti che adotterà, dovrà solo informare il Copasir, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.
Lo sforzo diplomatico
I restanti nove punti non sono oggetto di contrasto politico. La maggioranza impegna il governo a proseguire ogni azione diplomatica per «esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino». Lo impegna altresì a «rafforzare il ruolo dell’Europa nel quadro multilaterale, proseguendo l’impegno a porsi come attorechiave per una mediazione tra le parti, in sinergia con altri Paesi e attraverso ogni azione diplomatica».
Il sostegno a Kiev
E ancora la maggioranza chiede al governo di «garantire sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, legittimati dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite — che sancisce il diritto all’autodifesa individuale e collettiva — confermando il ruolo dell’Italia nel quadro dell’azione multilaterale».
L’adesione all’Ue
Sul fronte dell’Unione europea la maggioranza impegna Draghi a «supportare le domande di adesione all’Ue di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia, e accelerare il percorso di adesione all’Ue dei Paesi dei Balcani Occidentali» e a «sostenere una revisione puntuale della governance economica che modifichi radicalmente il Patto di stabilità e crescita al fine di favorire gli investimenti e la coesione sociale», ma anche ad «adoperarsi per la definizione di strumenti fiscali per compensare gli squilibri dovuti alle conseguenze della guerra».