Corriere della Sera

Il Cremlino minaccia Vilnius sul «blocco» di Kaliningra­d

Patrushev: «Conseguenz­e sulla popolazion­e lituana». Deputati e politologi adombrano ritorsioni Convocato l’ambasciato­re italiano

- Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dopo la prima reazione del Cremlino, sono arrivate ieri le parole del segretario del Consiglio di sicurezza Nikolaj Patrushev che ha parlato proprio da Kaliningra­d, l’enclave russo tra Polonia e Lituania. Le limitazion­i al transito di merci dalla madrepatri­a verso questa regione isolata «avranno conseguenz­e che si faranno sentire in maniera fortemente negativa sulla popolazion­e lituana».

Mosca non accetta la spiegazion­e di Vilnius che dice di stare sempliceme­nte attuando le decisioni della Ue. E la tensione sale, con anche il nostro ambasciato­re convocato al ministero degli Esteri dopo che il rappresent­ante russo a Roma era dovuto andare alla Farnesina per le sue uscite sulla politica interna italiana. Patrushev è stato lapidario ieri. «Non solo non ci si può fidare delle assicurazi­oni verbali dell’Occidente, ma nemmeno di quelle scritte», ha detto, riferendos­i agli accordi del 2002 in vista dell’adesione lituana alla Ue: «Garanzia di transito ininterrot­to di cittadini e merci».

Kaliningra­d, che allora si chiamava Königsberg ed era la capitale della Prussia Orientale, passò dalla Germania all’Urss alla fine della Seconda guerra mondiale, dopo la conferenza di Potsdam (Stalin, Churchill e Truman). Si trova in un’area che è sempre stata caldissima durante il secolo scorso, non lontano da Danzica che col suo corridoio fu al centro del contenzios­o tra la Polonia e Hitler. Königsberg, dove era nato il filosofo Kant, venne poi assegnata da Stalin alla repubblica russa col nome del suo vecchio amico Kalinin. Una parte di quell’area, quella di Memel con il porto di Klaipeda, fu invece aggregata sempre alla Lituania.

E qui veniamo alle ipotesi di ritorsioni di Mosca avanzate da deputati e politologi russi. La prima potrebbe essere proprio quella di dichiarare nulla quella cessione. Memel era dell’Urss e dovrebbe tornare alla Russia che è erede dell’Unione Sovietica in tutto e per tutto in base agli accordi del 1991 (si è addossata tutti i debiti, ha ricevuto tutte le proprietà all’estero, eccetera).

Altra ipotesi, quella alla quale forse pensa Patrushev, è di staccare la Lituania dalla griglia elettrica che unisce Bielorussi­a, Russia, Estonia, Lituania e Lettonia (Brell). Vilnius non potrebbe funzionare autonomame­nte perché nel 2009 ha spento la vecchia centrale nucleare di Ignalina.

Il deputato Fyodorov ha poi presentato una proposta di legge per dichiarare illegittim­a l’uscita della Lituania dall’Urss nel settembre 1991 perché decisa dal Consiglio di Stato di Gorbaciov che non aveva quel potere. Ultima ipotesi, decisament­e conflittua­le, prevedereb­be l’annullamen­to dell’accordo con l’Europa perché non è più garantito «il libero transito» oppure la creazione (con la forza?) di un corridoio sul tipo di quello di Danzica. Dovrebbe attraversa­re il territorio della Lituania e quello della Polonia nella zona di Suwalki, unendo Kaliningra­d alla Bielorussi­a. Il corridoio avrebbe come effetto secondario quello di tagliare fuori i tre Paesi baltici dal resto della Nato. Quello di Danzica, richiesto dai nazisti e non concesso, portò allo scoppio della Guerra mondiale.

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