Enria: banche, ora prudenza ma niente stop ai dividendi
Il presidente della Vigilanza Bce intervenuto alla Ceo conference di Mediobanca
«Non intendiamo farlo ancora». Andre Enria archivia per le banche la stagione emergenziale del Covid, che aveva costretto a imporre il blocco delle cedole per destinare gli utili a riserva. «È una misura di conservazione del capitale», aveva detto nel marzo 2020, in piena tempesta di contagi. Ieri, invece, aprendo l’ottava Italian Ceo Conference di Mediobanca, il capo della vigilanza della Bce ha chiuso con il passato: «È stata una decisione eccezionale presa nel 2020 in un momento eccezionale mentre era in corso uno shock dovuto alla crisi generata dalla pandemia».
Pur lodando la capacità di resilienza delle banche, Enria ha raccomandato la guardia alta: «Vogliamo proiezioni sulla loro capacità di mantenere cuscinetti di capitale anche a fronte delle distribuzioni di capitale sotto forma di dividendi e buyback». Con il
«L’ultima linea di difesa della moneta comune è ancora una volta affidata alla Bce»
conflitto in Europa «l’outlook macro si sta deteriorando rapidamente, in questo contesto chiediamo alle banche di aggiornare i piani di distribuzione del capitale». La Vigilanza Ue sta chiedendo inoltre agli istituti di credito di concentrarsi sul controllo del rischio di credito, «punto chiave per noi da un anno a questa parte: abbiamo spostato il focus dal settore dei servizi che era stato più colpito durante la pandemia a quei settori del mercato finanziario caratterizzati da alto livello di leva finanziaria o che possono soffrire maggiormente in caso di aumento dei tassi superiori alle previsioni».
In generale, ha proseguito Enria, lo scenario attuale di incremento dei tassi di interesse è da considerare positivo per le banche sotto il profilo della profittabilità. A queste parole hanno fatto eco quelle del padrone di casa, Alberto Nagel: in tema di stretta monetaria il ceo di Mediobanca ha ricordato anche come la fine dei tassi zero «può essere efficace» per frenare un’inflazione «prodotta dal lato della domanda, ma può rivelarsi un’arma a doppio taglio quando è invece generata dal lato dell’offerta». Se Nagel sa di cosa ha bisogno l’Europa — «una maggiore integrazione» —, ha ben presente pure quello di cui deve fare a meno — «un’altra crisi sovrana europea»—. In assenza di «progressi degni di nota» nel completamento dell’unione bancaria e nella creazione di un fondo europeo di garanzia dei depositi, «l’ultima linea di difesa della moneta comune è ancora una volta affidata alla Bce» con «uno strumento ancora da definire volto a prevenire l’ampliamento degli spread sovrani nell’Area Euro», ha rimarcato Nagel.
Enria è poi tornato sul tema del consolidamento. «Nel 2020 ci sono stati deal per oltre 300 miliardi. I deal sono stati in larga parte domestici e ci sono state soprattutto deal su linee di business, come l’asset management e le piattaforme di pagamento, in cui le banche hanno iniziato a ripensare il business model e questo è positivo». Le partnership con le assicurazioni e con il fintech sono altri fenomeni positivi che stanno avvenendo, ha continuato Enria, mentre «fusioni vere e proprie nel retail non sono sul tavolo». Alla Ceo Conference ha presenziato anche Andrea Orcel, numero uno di Unicredit, che ha scelto un tono rassicurante per l’occasione: «Nello scenario di rallentamento dell’economia, senza una pesante recessione, siamo ancora in grado di raggiungere gli obiettivi del piano — ha detto —. Al momento non vediamo ragioni per cambiare la nostra guidance». Restano dunque validi i target comunicati nel primo trimestre. Unicredit aggiornerà l’esposizione in Russia a fine del secondo trimestre: «Abbiamo preso la decisione di cercare di arrivare il più vicino possibile a quello che era lo scenario peggiore. Abbiamo assorbito il 70% dello choc e rispetto alle nostre filiali locali abbiamo coperto il 100%, molto più di chiunque altro», ha tenuto a precisare Orcel.