Corriere della Sera

L’eccezional­ità di un affare e di una città

- Di Mario Sconcerti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Lukaku che torna all’Inter è una storia di mercato impensabil­e ai giorni nostri e anche nei giorni di altri. A modo suo è l’affare più raffinato e disperato nella lunga storia del calcio. Perché alla base non c’è un’esigenza tecnica di una società, ma quella esistenzia­le di un grande giocatore caduto male nelle preferenze del tecnico e improvvisa­mente cosciente delle proprie necessità prima ancora che delle sue convenienz­e. Conosco il calcio da un po’ di decenni, non ricordo un campione che si sia ridotto di un quarto lo stipendio per il piccolo piacere di tornare nella sua vecchia società. La prima evidenza è questa, una primizia in un mondo avido dove stavolta vince la voglia di esistere diversamen­te. Non si può capire il caso Lukaku se non si parte da questo. È un successo soprattutt­o di Milano in quanto area di vita, modo di essere. Quando ero ragazzo e vivevo a Milano, la città era il culto dell’industria e dello smog. I romani, i napoletani, venivano su e chiamavano nuvolosi i milanesi. Oggi Milano è diventata non so come la città del voler essere, del ritorno, della nostalgia, dove senti che le cose accadono e desideri partecipar­vi perché sono le cose del mondo. Non credo sia epica spicciola. È un orgoglio che si è allargato mentre quello degli altri si è perso nella globalizza­zione. Milano è rimasta una casa e un bene di vivere che non fa modello, ma è un’indicazion­e di strada, una partecipaz­ione di modernità. Quanto vale tecnicamen­te Lukaku? Vale molto perché è un verbo che si coniuga facilmente, basta assecondar­lo. Non puoi trattarlo come fosse Vlahovic perché ha più variabili. Lukaku vale trequattro schemi, è come tu vuoi che sia. Tuchel gli dava un ruolo rigido in mezzo al gioco. Lukaku è l’opposto, esiste il suo spazio, esistono le sue esigenze, che vanno declinate in base alla realtà comune. Non so come andrà il mercato dell’Inter, ma in questo esatto momento è di un’architettu­ra metafisica. Nel pochissimo delle notizie reali, la squadra più in difficoltà ha fatto l’impensabil­e. E oggi è nettamente avanti agli altri.

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