Paltrinieri fuori dal podio «Bravi gli altri, ma brucia» Miressi cerca il clic giusto
BUDAPEST L’altra faccia della Luna, se non è proprio nera, ci va molto vicina. Gregorio Paltrinieri è sempre lui, una persona generosa nel raccontarsi e istintivamente positiva, però un quarto posto negli 800 stile, la disciplina dove ha vinto un argento a Tokyo con i postumi della mononucleosi, un argento ai Mondiali di Kazan 2015 e un bronzo a Budapest 2017 e di cui è ancora primatista europeo, «brucia. Brucia tanto». E fa partire le riflessioni. Non processi, o ripensamenti sulla scelta di buttarsi anche nelle acque libere, sarebbero insensati dopo un quarto posto in una gara nuotata su livelli altissimi (l’ha vinta l’americano Finke, già oro a Tokyo, in 7’39”36, che è stato nascosto fino ai 700 metri e poi è partito staccando anche il tedesco Wellbrock, 2° in 7’39”63 e l’ucraino Romanchuk 3° in 7’40”05 che per fuggire dalla guerra è andato ad allenarsi proprio assieme al tedesco amico-rivale), però riflessioni sì. Non tanto per il tempo (7’41”19 «perché tante volte con questo crono si vinceva, e oggi la gara è stata davvero su livelli stratosferici»), ma perché siamo abituati a tutto ma non a sentire un Greg che professa impotenza: «Oggi non potevo fare di più, gli altri erano più forti. Loro possono gestire fino ai 700 e poi spingere, soprattutto Finke. L’unica soluzione sarebbe partire subito attaccando — come fece a Tokyo quando non aveva nulla da perdere, e tentò una tattica tutta cuore, ndr — ma non è facile riuscirci. Ho provato a cambiare ritmo, a strappare ai 600 metri, ma gli altri non hanno mollato e nell’ultimo 100 se ne sono andati. Non potevo fare niente». Il livello si è alzato e bisognerà studiare delle contromisure con l’allenatore Fabrizio Antonelli: «Certo, un livello mai visto è anche molto stimolante, ma io devo migliorare, perché così non posso competere. Bisogna arrivare pronti quando serve». È quasi più contento di lui Gabriele Detti, sesto («Sono solo 3-4 mesi che ho ripreso ad allenarmi con continuità») e fa impressione nella Nazionale dei record vedere Greg il capitano che non ha un ruolo da trascinatore.
Le occasioni per rifarsi certo non mancano: Paltrinieri nuoterà i 1.500, sempre con gli stessi tre fra i piedi («E se da una parte cambia tutto, dall’altro potrebbe non cambiare così tanto se loro sono così in forma») e poi si lancerà nelle sfide dei 5 km, 10 km e della staffetta nelle acque del Lupa Lake.
L’unico con la faccia più inversa di quella di Greg è Alessandro Miressi, che ha passato le batterie dei 100 metri con il 16° tempo (l’ultimo) e poi ha conquistato la finale con un crono (47’’89, il 6°) che lo ha appena un po’ rincuorato: «Finalmente sotto i 48’’. Questa mattina ero davvero preoccupato, forse penso ancora alla frazione di staffetta sbagliata. Se non fossi andato in finale mi sarei buttato da un ponte». No per carità, che a Budapest ce ne sono tanti. Oggi in finale si può ancora resettare, gli altri in fondo sono davvero vicini, a parte il fenomeno diciassettenne romeno Popovici che, senza il Cannibale Caeleb Dressel che ha dato forfait per l’influenza, si sta prendendo la scena e fa una gara a sé (47’’13 in semifinale, nuovo record giovanile): «Speriamo — dice Miressi — forse devo solo mettere la testa a posto, con quest’ultimo tempo sono più tranquillo. Forse devo solo crederci». È un buon inizio in genere.