Mattarella e l’appello anti «equidistanti»: «Risposta netta alle velleità russe»
Elenca gli effetti della guerra in Ucraina e il suo memorandum sembra rivolto soprattutto al fronte di coloro che insistono a predicare l’equidistanza tra aggrediti e aggressori. Cioè quelli che non stanno «né con Kiev né con Mosca». I cultori del «pacifismo cieco» (così lo definiva Giovanni Sartori), i quali non cambiano idea e non mostrano di capire il prezzo che sta pagando il mondo. E quanto sia caro quel prezzo, Sergio Mattarella lo spiega con un inventario di fatti inoppugnabili.
«Si acuiscono le tensioni, si obbligano milioni di donne e minori ad abbandonare le loro case per cercare rifugio altrove, si rende più difficile la collaborazione internazionale in materia climatica e ambientale, si creano squilibri insostenibili nei prezzi di alcune fondamentali derrate alimentari, con conseguenze destabilizzanti per intere regioni del pianeta anche a noi vicine».
Il presidente pensa naturalmente all’emergenza alimentare che incombe sull’area del Mediterraneo e sull’Africa. Un dramma che, aggiunge, «accentua la crisi della gestione del debito estero per molti Paesi». Un epilogo provvisorio, ma già oesante. «L’amaro frutto di un conflitto scatenato dalla Russia per anacronistiche velleità di potenza e che richiede — e qui la sua voce si alza di un’ottava — una risposta netta, unitaria e solidale, al fine di giungere al ripristino di condizioni di pace».
Ecco il punto politico di quella che, per il capo dello Stato, dovrebbe essere la prossima scelta della comunità internazionale e dell’Italia. Mattarella la espone intervenendo alla Conferenza sulla cooperazione allo sviluppo, a Roma. È la seconda, dopo quattro anni, e gli dà l’occasione per tracciare un bilancio per forza di cose compromesso. Dalla pandemia e dalla guerra. Il che inchioda tutti a «una contraddizione patente», per la quale «l’azione per gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu escono indeboliti», riaprendo «scenari che apparivano superati». Un esempio: 50 anni fa i Paesi industrializzati si erano impegnati a destinare alla cooperazione internazionale un aiuto pubblico pari almeno allo 0,70% del reddito nazionale lordo. Ne abbiamo dato lo 0,28%. E andrà peggio. Altro che li aiutiamo a casa loro…