La «Nuova Russia» di Caterina, ricalcata dall’attacco di Putin
Èil 21 febbraio 2022, Vladimir Putin in tv si rivolge agli «amici cittadini», nel buio della sera si risvegliano fantasmi. La situazione in Donbass s’è fatta critica, dice il presidente, l’Ucraina non è solo un Paese vicino ma parte inalienabile del nostro spazio spirituale. Fra i tanti, un nome: Ochakov, porto del Mar Nero affacciato sull’estuario del Dnepr che con l’assedio del 1788 fu strappato agli ottomani dai russi del principe Potëmkin e del generale Suvorov e che oggi ospita una base navale ampliata dagli americani. Centrale nella visione putiniana il XVIII secolo, quando «i territori lungo la costa divennero Novorossiya». Lo stesso nome dato nel 2014 alla fallita federazione tra le Repubbliche separatiste di Luhansk e Donetsk. «Nuova Russia», l’antica idea che dà la rotta all’«operazione militare speciale» del 2022. Il 24 febbraio i russi entrano in Ucraina, tra gli obiettivi del fronte sud c’è Ochakov. Se sovrapponiamo la Novorossiya alla geografia della guerra ritroviamo l’esatta direttrice dell’invasione. La regione storica copre la fascia a ridosso della Crimea tatara, lambita dal Mar Nero e dal Mar d’Azov, che s’allunga dalle terre dei cosacchi nell’est fino alla Bessarabia a ovest. È Caterina II a scegliere il nome del governatorato imperiale istituito nel 1764 per le aree da russificare. Stessa traiettoria dell’esercito che da quattro mesi si fa strada sotto una pioggia di fuoco dal nord di Kharkiv verso il Donbass e poi Odessa senza smettere di guardare ancora più a occidente, all’antica Bessarabia tra il sud dell’Ucraina e l’attuale Moldova, con la Transnistria che nel 1990 si proclamò indipendente e che lo scorso 22 aprile è stata inclusa nei piani dei comandi russi. Idea popolare presso i circoli nazionalisti che usano il revisionismo come base teorica di nuovi assetti geopolitici, la Novorossiya torna nell’intervento di Putin che il 12 luglio 2021 saldava in un’unione mistico-identitaria i destini dei due popoli. Ne parla Aleksandr Dugin, il filosofo teorico del nuovo eurasiatismo considerato una matrice del putinismo: la definisce obiettivo minimo, quello massimo è l’intera Ucraina.