Corriere della Sera

La piazza di Tommasi, l’appello di Sboarina Verona al rush finale

In città si gioca una delle sfide più incerte dei ballottagg­i

- Lillo Aldegheri © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VERONA Si chiude stasera a Verona una campagna elettorale tra le più intense e incerte degli ultimi decenni. Da un lato Damiano Tommasi, che parte dal suo 39,7% del primo turno, risultato mai raggiunto in passato dal centrosini­stra. A inseguire, partendo dal 32,6% del 12 giugno, il sindaco in carica, Federico Sboarina, sostenuto dal centrodest­ra

ma non da Flavio Tosi, da qualche giorno iscritto (e di fatto nuovo leader) di Forza Italia, che col suo 23,8% aspira a essere l’arbitro della gara.

Proprio l’atteggiame­nto di quel 23,8 di elettori è tra le grandi incognite. Forza Italia, ufficialme­nte, invita a votare per il centrodest­ra, e ieri è stato Silvio Berlusconi in persona a diffondere un appello a non disertare le urne e a scegliere i candidati del centrodest­ra. A Verona, però, tutti sanno che molti tosiani domenica intendono andare al mare (o al lago, o ai monti) e che molti altri dicono apertament­e di voler votare Tommasi.Troppi gli scontri di questi anni, troppo il rancore accumulato tra l’ex primo cittadino ed il sindaco in carica. I sostenitor­i di Sboarina puntano da parte loro sulla «chiamata alle armi» contro la sinistra, e anche ieri il sindaco ha spiegato che i veronesi devono «scegliere non fra due persone ma fra due modelli culturali completame­nte diversi, in tema di principi e di valori».

Sullo sfondo, le polemiche sulle parole del vescovo, monsignor Giuseppe Zenti che, in una lettera ai sacerdoti, aveva chiesto, in vista del ballottagg­io, di «far coscienza ai fedeli di individuar­e quali sensibilit­à e attenzioni sono riservate dai candidati alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender, così come al tema dell’aborto e dell’eutanasia e alla scuola cattolica a cominciare dalle materne». Il vescovo parlava del programma di Damiano Tommasi che prevede, in caso di vittoria, l’adesione alla «Carta Re.a.dy», già sottoscrit­ta da altre città (Trento, Padova Mantova, Belluno…) e secondo la quale «in Italia le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessua­li e transgende­r (lgbt) non godono ancora di pieni diritti e spesso vivono situazioni di discrimina­zione». I sostenitor­i di Sboarina avevano in precedenza accusato Tommasi di voler fare di Verona una «capitale transgende­r». Dallo schieramen­to di Tommasi ricordano come il candidato di centrosini­stra sia da sempre un fervente cattolico (quando giocava nella Roma lo chiamavano «il chierichet­to»), abbia una più che tradiziona­le famiglia (con ben 6 figli) e sia sostenuto anche da molti sacerdoti e da una vasta area di fedeli.

A sostegno di Tommasi è arrivato ieri anche il sindaco di Milano, Beppe Sala («Verona è un po’ seduta: è ora di cambiare») mentre a Sboarina è arrivato il pieno appoggio del governator­e veneto, Luca Zaia (mentre l’ala salviniana della Lega è sembrata a lungo più tiepida nel sostegno al primo cittadino uscente, in quota a Fratelli d’Italia).

Il centrosini­stra L’ex calciatore parte in vantaggio. Ieri la chiusura della sua campagna elettorale

Il centrodest­ra Il sindaco uscente si è rivolto ai veronesi: la scelta è tra due modelli culturali molto diversi

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Con Sala Damiano Tommasi con il sindaco di Milano Giuseppe Sala

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