Corriere della Sera

Aung San Suu Kyi, trasferita a 77 anni dai domiciliar­i alla cella d’isolamento

Il suoi collaborat­ori: «Lei è serena e forte»

- Di Paolo Salom

Con tempismo perfetto, il generale Min Aung Hlaing ha ieri disposto il trasferime­nto di Aung San Suu Kyi in carcere, a Naypyidaw, la nuova capitale del Myanmar (ex Birmania) che ha sostituito Yangon (Rangoon) come centro del potere politico. La Signora, protagonis­ta di un percorso democratic­o che in dieci anni, dalla sua liberazion­e nel 2010, aveva trasformat­o il Paese del Sud-Est asiatico in una «nuova tigre economica» dopo oltre mezzo secolo di dittature, chiusura e stagnazion­e, era comunque isolata dal mondo dal giorno del colpo di Stato, un anno e mezzo fa. Ma almeno, considerat­a la sua età (domenica scorsa ha compiuto 77 anni: è nata il 19 giugno 1945), le erano stati concessi gli arresti domiciliar­i in una località segreta mentre un tribunale portava avanti gli oltre venti capi d’accusa contro di lei, con un potenziale di oltre cento anni di condanne, di cui undici già comminati.

Ora, mentre il mondo è distratto dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni crescenti in Asia Orientale, il generale ha pensato bene di rinchiuder­e il premio Nobel per la Pace in una cella, in isolamento. Anche le tante procedure giudiziari­e contro di lei proseguira­nno nella struttura: un nuovo edificio adibito a corte di giustizia è stato appena completato accanto ai bracci di detenzione. La notizia, diffusa dalla Reuters, non è stata commentata da esponenti ufficiali della giunta. Tuttavia è giudicata «attendibil­e», visto che è stata confermata da persone vicino alla stessa Aung San Suu Kyi che, tuttavia — fanno sapere le stesse fonti — «resta fiduciosa e forte nella sua tradiziona­le compostezz­a: Daw Suu (zia Suu, ndr) è capace per carattere di affrontare qualunque avversità con serenità di spirito».

Verosimilm­ente, dato il suo isolamento, Aung San Suu Kyi resta all’oscuro dei tanti avveniment­i che stanno cambiando il mondo dal giorno del suo arresto. Anche se gli incontri con gli avvocati, sotto stretta sorveglian­za e limitati nel tempo, possono avere colmato qualche lacuna. Come per esempio il caos che ha avvolto il suo stesso Paese, ormai ripiombato in una sanguinosa guerra civile che vede, da una parte, l’esercito nazionale impegnato a reprimere ogni accenno di rivolta, dall’altra le milizie etniche che avevano abbassato le armi durante gli anni del ritorno alla democrazia e sono tornate a combattere per la propria autonomia: solo che adesso sono state rinforzate

Opportunit­à

L’ordine del generale Min Aung Hlaing mentre il mondo è distratto dalla guerra

da migliaia di giovani (e meno giovani) birmani disposti a rischiare la propria vita lontano da casa pur di (disperatam­ente) provare a sconfigger­e i generali.

Peccato che il mondo sia così distratto.

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Una manifestaz­ione per Aung San Suu Kyi, a Yangon
Il poster Una manifestaz­ione per Aung San Suu Kyi, a Yangon

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