Corriere della Sera

Zuppi: «Sarà un autunno caldo L’Italia sia compatta contro la crisi»

Il cardinale: cercherò un dialogo con Draghi, sugli abusi faremo un lavoro serio

- DAL NOSTRO INVIATO Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BOLOGNA Offre un caffè e va a prepararlo in cucina. Fruga i cassetti in cerca di biscotti per gli ospiti. Palazzo arcivescov­ile, terzo piano, dal peristilio si scorge la cattedrale di San Pietro. Il cardinale Matteo Zuppi ha scelto di abitare altrove, nella casa del clero per i preti anziani, «questa era l’abitazione di Lercaro, ma la disposizio­ne è rimasta quella di Biffi, ci sono ancora i suoi libri», sorride. Altri tempi. «A volte c’è una lettura obsoleta anche della Chiesa. Mi hanno chiesto: lei è progressis­ta? Ma io spero di essere cristiano. E certi conservato­ri, tra virgolette, sono molto più progressis­ti di progressis­ti che non lo sono affatto». È la sua prima intervista da presidente della

Cei, nello studio risponde alle domande dei principali quotidiani italiani. Ora ogni parola pesa di più, lui scherza: «A volte mi viene in mente L’avvelenata di Guccini!».

Eminenza, le forze politiche si frammentan­o, il governo rischia, si annuncia un autunno di crisi economica. Ha avuto occasione di parlare con Draghi?

«Non ancora. Ma certo cercheremo un’interlocuz­ione con il presidente del Consiglio. Credo sia un momento decisivo per tutti, il Paese e l’Europa. Abbiamo perso il futuro anteriore, spesso ragioniamo solo sul presente. La pandemia e la guerra, rivelano la fragilità di tanti equilibri che si credevano scontati, e ci chiedono di guardare al futuro. Sarà un ottobre caldo, le crisi possono diventare pericolose. A un convegno sentivo: come facciamo, un piano di 5 anni con alle spalle decenni di corruzione, evasione, burocrazia… C’è bisogno di grande compattezz­a, consapevol­ezza e sforzo trasversal­e per il bene comune. La sfida di tutti è ricostruir­e la comunità, parlare tra diversi».

Nel 2023 ci sarà il voto… «Speriamo non ci sia un anno di campagna elettorale, e che le giuste differenze di visione tengano insieme conto della necessità di un impegno unitario. È necessario uno sforzo italiano ed europeo di andare oltre il contingent­e. Questa è la vera richiesta di chi vive in sofferenza e povertà, sei milioni di persone, uno su dieci, una situazione aggravata da fragilità e solitudine. L’Europa deve mostrare la ricchezza della sua tradizione umanistica a un mondo che talvolta non riesce a capire. La bellezza della democrazia non è scontata».

Meloni potrebbe essere la prima donna premier, ci sono preclusion­i?

«La Chiesa non ne ha, la volontà del popolo è sovrana. Qualunque sia l’interlocut­ore, la Chiesa starà attenta a difendere le sue priorità, il bene delle persone, la persona umana al centro. Senza nessuna preclusion­e, con molto rispetto delle differenze di ruolo e per questo dicendo sempre con laicità e chiarezza ciò che la preoccupa». La preoccupa la spaccatura tra sinistra e destra?

«Certe toponomast­iche mentali sono vecchie di sessant’anni fa, senza più riferiment­i ideologici. Anche nella Chiesa. Nei paesini scopro di quale parte è il sindaco alla fine. Se si tratta di difendere la persona, dobbiamo farlo tutti insieme. La sfida è superare queste spaccature e lavorare insieme. Fra le parti ci sono spesso intolleran­ze ingiustifi­cate, un clima elettrico e dannoso. Il punto è trovare risposte per tutti».

Sulla guerra il Vaticano è imparziale?

«Il Papa non ha mai confuso aggressore e aggredito, e ha parlato subito di “guerra”. Ma tutte le guerre finiscono con un negoziato, anche se c’è un vincitore. Bisogna tenere aperti tutti i canali, pur di interrompe­re il massacro. Siamo in una guerra di trincea, come nel ’14-18, ma con una tecnologia ultramoder­na». E l’invio di armi?

«Bisogna pensare a un impegno vero sul disarmo. Certo, c’è la necessità della legittima difesa, purché proporzion­ata. Ma dobbiamo investire il doppio nella ricerca della pace senza armi». Perché la Cei farà una ricerca sugli abusi solo dal 2000?

«Perché dal 2000 abbiamo dati sicuri, quelli della Dottrina della Fede. Dati oggettivi, non proiezioni statistich­e. Sulla ricerca in Francia mi hanno mandato tre inchieste di universita­ri che demoliscon­o il lavoro della commission­e. “Qualitativ­o” significa distinguer­e i numeri grezzi, capire le differenze. Facciamo una cosa seria, che ci fa più male perché riguarda noi adesso. Aiuterà anche nella prevenzion­e e a capire il fenomeno più vasto nella società, se non c’è pregiudizi­o».

La politica Meloni premier? Non c'è preclusion­e, la Chiesa sarà attenta a difendere le proprie idee con tutti

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Presidente Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei

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