NEI TEMI DELLA MATURITÀ I RAGAZZI TROVANO SE STESSI
Caro Aldo,
sinceramente i temi di maturità sono il segno della crisi della scuola. Infatti ai ragazzi è stato chiesto di descrivere il loro mondo e in modo analitico, ma è mancata del tutto la sfida a raccontare come si vive e quali problematiche un ragazzo d’oggi senta e come le affronti. Troppo poco esistenzialismo in questi temi, segno di una cultura che prescinde dall’io: Pasolini insegna!
Gianni Mereghetti
Caro Gianni,
Non sono d’accordo con lei. Almeno due temi parlavano direttamente alla sensibilità dei nostri figli e nipoti. Uno è ovviamente quello sull’iperconnessione. Noi cinquantenni e quarantenni apparteniamo a una generazione che sapeva fantasticare e sapeva annoiarsi. I tempi delle nostre infanzie e delle nostre adolescenze erano lunghi. Ora i tempi sono frammentati e sincopati. È difficilissimo, per noi e a maggior ragione per i ragazzi, mantenere la concentrazione per più di qualche minuto. Più delle partite di calcio vanno gli highlights (un tempo avremmo detto sintesi), più dei film vanno le serie. Chissà quanto resisteranno i libri. E questo prevalere della vita virtuale sulla vita reale, dei social sulla socialità, chiama in causa il nostro io, eccome. Perché un conto è esprimere la propria personalità; un altro è innamorarsi di se stessi, come Narciso; e lo specchio in cui vediamo riflessa la nostra immagine è quello del cellulare.
Ma anche il tema tratto dal discorso del Nobel Parisi alla Camera chiamava in causa il personalismo, l’esistenzialismo, direi l’esistenza stessa della giovane generazione. I ragazzi che danno la maturità quest’anno sono coetanei di Greta. Ma gli adulti che prendono le decisioni da cui dipende il loro futuro hanno settant’anni (Putin li compie a ottobre) se non ottanta (Biden li fa a novembre). Forse non è quello che lei intendeva, signor Mereghetti; ma mai come adesso un giovane può dire che la sorte del pianeta è la sua sorte, che la storia parla di lui, e che quello che accade nel mondo lo riguarda.