Corriere della Sera

Mps, aumento da 2,5 miliardi «Così il ritorno al dividendo»

Il piano di rilancio prevede 4 mila esuberi, spinta su digitale e sostenibil­ità

- Daniela Polizzi

«Mps fa parte del patrimonio culturale e sociale del Paese. Può tornare ad avere un ruolo nel sistema bancario italiano ed europeo». Luigi Lovaglio, il ceo che a febbraio ha preso le redini del Monte dei Paschi, ha fatto appello alla storia dell’istituto senese presentand­o il nuovo piano industrial­e al 2026 per il rilancio della banca al quale ha lavorato con la presidente Patrizia Grieco e tutto il cda. Un progetto che dovrebbe riportare anche al dividendo, con un pay-out del 30% sul bilancio del 2025, dopo un 2024 che punta a un miliardo di utile. Farà da traino Widiba, «una delle piattaform­e digitali più grandi in Europa, con circa 550 consulenti finanziari». Mps investirà 30 milioni dei 150 l’anno, meno di quelli passati ma più focalizzat­i su bancassicu­razione, wealth managent e credito al consumo che spingerann­o i ricavi a 3,29 miliardi.

Lovaglio, il quarto ceo che si è insediato a Siena in un decennio, gioca le sue carte su un modello di banca commercial­e «semplice e chiaro» per il rilancio, dopo anni di perdite e interventi straordina­ri. «La banca si libererà della polvere che ha addosso perché ha un enorme potenziale. Sarà una banca con un modello sostenibil­e, più efficiente, pronta per affrontare eventuali turbolenze, in grado di competere e di generare capitale», ha detto Lovaglio, il cui piano passa anche da circa 4 mila uscite volontarie con il ricorso al fondo di solidariet­à che scade a novembre, fatto che potrebbe portare a 3.500 uscite da gennaio. Mps realizzerà così risparmi annui attorno ai 270 milioni nel 2023, con costi per 800 milioni.

Il nuovo piano industrial­e «sarà affrontato, come sempre, dai vertici della banca con i coordiname­nti sindacali Mps e soltanto allora ci saranno gli approfondi­menti per verificare se esistono le condizioni di un accordo sindacale. Dal punto di vista politico, la vera sfida è di assicurare a Mps una longevità che vada ben oltre la scadenza del piano», ha detto il segretario della Fabi, Lando Sileoni.

Mps chiuderà 150 filiali non performant­i per arrivare a 1.200 sportelli. Il piano «A Clear and Simple Commercial Bank» contiene un nuovo percorso di banca commercial­e che correrà parallelo all’aumento di capitale di 2,5 miliardi nel quarto trimestre da sottoporre all’assemblea a metà settembre. «Abbiamo l’appoggio del Mef e di un consorzio di banche», ha detto Lovaglio. C’è l’impegno del ministero guidato da Daniele Franco a sottoscriv­ere il suo 64%. Ed è stato siglato l’accordo di pre-underwriti­ng pe un consorzio di garanzia con Bofa, Citi, Credit Suisse e Mediobanca, coordinato­ri dell’offerta. Sono in corso «dialoghi molto positivi» con la Bce, che si trasformer­anno ora in «applicatio­n» per l’approvazio­ne dell’aumento perché la banca cambia lo statuto. «Siamo stati informati che le trattative» tra l’Italia e l’Ue «sono avanzate», ha detto il ceo che vede «la banca vivere un periodo di grazia con le istituzion­i che danno fiducia». Mps torna «su una traiettori­a di sviluppo e riconquist­erà un solido livello di capitale», ha aggiunto la presidente Patrizia Grieco.

L’aumento porterà il Cet1 ratio al 14,2% nel 2024 e al 15,4% nel 2026 e dovrà essere a condizioni di mercato. Saranno quindi centrali sia istituzion­ali sia privati. «Siamo pronti a discutere con i nostri partner industrial­i», Axa e Anima, «nel caso in cui ci fosse interesse potrebbero rivestire il ruolo di anchor investor. Per il momento teniamo partner industrial­i e aumento distinti», ha detto Lovaglio. Il Tesoro intanto negozia con DgComp una proroga per la privatizza­zione. «Ora però è fondamenta­le concentrar­si sul piano», ha detto il ceo che ha al suo attivo il lavoro nel gruppo Unicredit e poi in Creval, che agli investitor­i promette un upside. Inizierà la prossima settimana a presentare loro il piano che punta a un utile ante imposte di 705 milioni nel 2024 e di 909 milioni nel 2026 (1 miliardo di crediti di imposta), tagliando il rapporto costi-ricavi dal 71% del 2021 al 60% nel 2024. Il primo passo sarà la semplifica­zione. L’aumento della redditivit­à contribuir­à alla riduzione dello stock di crediti deteriorat­i dagli attuali 4,1 miliardi a 2,8 miliardi nel 2026 (800 milioni di cessioni in corso). Così il net npe ratio scenderà dal 2,6% all’1,9% e poi all’1,4%. Restano le pendenze giudiziari­e con ex manager che potrebbero anche evolvere a favore della banca.

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La presidente Patrizia Grieco e il ceo Luigi Lovaglio, al vertice del Monte dei Paschi di Siena

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