Rialzo dei tassi, il pressing tedesco
Il presidente Bundesbank, Nagel: niente ritardi altrimenti si rischiano aumenti più ampi
La Germania aumenta la pressione sulla Bce per un rialzo dei tassi d’interesse più aggressivo di quanto annunciato dopo l’ultima riunione di politica monetaria. «Le banche centrali non devono rispondere con troppo poco e troppo tardi», ha affermato ieri il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, a un evento organizzato dalla Banca centrale tedesca e dalla Banca di Francia. «Se la politica monetaria rimane indietro rispetto alla curva, potrebbero rendersi necessari aumenti ancora più consistenti dei tassi di interesse per riportare l’inflazione sotto controllo. Ciò comporterebbe costi economici molto più alti», ha aggiunto il bandebba chiere centrale tedesco. Le aspettative sull’inflazione in Germania, dove l’indice dei prezzi a maggio è volato al 7,9%, sono «un po’ meno ancorate rispetto a un anno fa». E questo è «preoccupante», perché aumenta il rischio che l’inflazione diventi più persistente, ha spiegato il banchiere tedesco.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha anticipato che il 21 luglio la Banca centrale europea alzerà, per la prima volta da 11 anni, i tassi di interesse di 25 punti base, e poi interverrà di nuovo a settembre, con un aumento più elevato, probabilmente di mezzo punto percentuale, se l’inflazione nella zona euro non frenerà (a maggio è salita all’8,1% in media dal 7,4% d aprile). Tutti sono d’accordo che la politica monetaria essere normalizzata, ma serve «pragmatismo», che il presidente della Banque de France, François Villeroy de Galhau, sembra avere più del collega tedesco, quando sostiene che l’azione della Bce «sarà ordinata». Con una precisazione: «A volte usiamo la parola graduale, che non significa lenta».
Le parole dei due banchieri mostrano quanto sia difficile il compito di Lagarde in questa situazione di «grande incertezza», in cui «la guerra pesa sulla crescita», che però «dovrebbe proseguire», si legge nell’ultimo Bollettino della Bce. Da un alto Lagarde è costretta a fermare la corsa dei prezzi, dall’altra si preoccupa di non rallentare troppo l’economia della zona euro, dopo la terribile crisi pandemica. E questo dilemma rende più evidente quanto sia lontana e diversa l’America dall’Europa, anche sulla lotta al carovita. La Federal Reserve farà tutto il possibile per battere il rialzo dei prezzi, ha promesso il presidente Jerome Powell. Lagarde non può. Per tanti motivi. Perfino «l’unione bancaria rimane incompleta», ha ricordato ieri Andrea Enria, presidente della vigilanza bancaria Bce. E ha suggerito di partire da alcune «riforme incrementali», come allargare il bacino delle banche ammissibili alla risoluzione (quindi non solo i big) e ampliare i sistemi di garanzia dei depositi.