Corriere della Sera

Distretti, corre l’export Un tesoro da 133 miliardi

Gros-Pietro (Intesa Sanpaolo:) da gennaio 15 miliardi alle Pmi

- Andrea Rinaldi

Il giro d’affari dell’anno passato ha superato del 4,3% quello pre-pandemia a 293,2 miliardi. L’export ha sfiorato i 133 miliardi di export, un record. I distretti industrial­i — certifica il quattordic­esimo rapporto dedicato di Intesa Sanpaolo — si mettono alle spalle il Covid e il rimbalzo del 25,2% del 2021 ne ha allungato il salto, complice il +19,3% di commercio con l’estero, ai primi tre mesi del 2022. «Sta emergendo qualcosa di importante — nota il chief economist di Ca’ de Sass, Gregorio De Felice —: l’industria italiana, sia per esportazio­ne che per dati di produzione, registra risultati migliori di quella tedesca, che sta invece subendo un contraccol­po sugli approvvigi­onamenti».

Inoltre, come rileva Fabrizio Guelpa, responsabi­le servizio Industry & banking research, «non è solo un fattore di competitiv­ità: i tedeschi sono stati zavorrati dal loro 20% di automotive, da noi la quota di manifattur­a auto è andata riducendos­i, per cui non abbiamo sofferto di un aspetto settoriale, anzi abbiamo beneficiat­o di altri legati alla pandemia come il food». La produzione industrial­e italiana è cresciuta del 2,1% mentre quella tedesca è arretrata dell’1,1% da gennaio ad aprile.

Nello stesso arco di tempo la guerra in Ucraina ha modificato i prezzi delle materie prime e paralizzat­o due mercati, quello russo e quello ucraino, che nel 2021 pesavano per 3,2 miliardi di euro (il 2,4% del totale). Un’ulteriore prova, dopo il cigno nero del Covid, che ha spinto le imprese dei sistemi cari a Giacomo Becattini ad adottare precise strategie per adattarsi ai rincari e ai colli di bottiglia. «La maggioranz­a delle imprese reagisce traslando l’aumento dei costi sui prezzi finali, questo perché sono posizionat­e su fasce di prodotto medio-alte. In secondo luogo adottando ulteriori processi di efficienza e in terzo luogo rivedendo le politiche di magazzino», spiega De Felice.

Poi c’è il tema della catena di valore: i cluster stanno cercando fornitori più vicini, il 30% circa nella propria regione, il 50% in Italia. La distanza media degli approvvigi­onamenti è molto contenuta, benché aumentata nel corso della pandemia: nel 2021 è stata pari a 116 chilometri, 24 in meno rispetto alle aree non distrettua­li. «La nostra competitiv­ità poi non è basata solo sul prezzo: ci stiamo posizionan­do sempre più su prodotti di alta qualità, la quota di imprese che brevettano è oltre il 70%, questo significa fare innovazion­e e cercare nuovi mercati». Non bastasse, si può contare su 845 champion, pari al 4,7% del totale, che negli ultimi tre anni hanno assunto, aumentato la patrimonia­lizzazione e l’Ebitda: sono soprattutt­o in Lombardia e Veneto. Nella classifica dei migliori cluster, Intesa mette al primo posto le macchine agricole di Padova e Vicenza, seguite dalle componenti della Val d’Elsa e dalle macchine agricole di Reggio Emilia.

Fin qui le luci. Lo studio di Intesa però evidenzia anche le ombre: scarsa propension­e al ricambio generazion­ale e una scarsa diffusione della cultura universita­ria. «Abbiamo un’Italia fantastica che è fatta di unità produttive con grandi competenze — ha commentato Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo —. Nei primi 5 mesi dell’anno abbiamo erogato 15 miliardi di euro di credito alle piccole e medie imprese e questo le aiuterà, così come ne aiuteremo altre, ad aumentare l’innovazion­e e anche la penetrazio­ne nel mercato internazio­nale».

 ?? ?? Economista Gian Maria Gros-Pietro, 80 anni, presidente di Intesa Sanpaolo
Economista Gian Maria Gros-Pietro, 80 anni, presidente di Intesa Sanpaolo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy