Corriere della Sera

Lucchini (Feduf): più educazione finanziari­a. Patuelli (Abi): meno tasse

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Il tema dell’educazione finanziari­a non deve essere secondario per il futuro dell’economia. Da questa consideraz­ione ha preso lo spunto il dibattito avvenuto all’assemblea annuale della Feduf, la Fondazione per l’educazione finanziari­a e al risparmio. «Nessuno di noi da solo può contrastar­e gli effetti della geopolitic­a o i movimenti dei mercati, ma una educazione finanziari­a più diffusa può meglio governarne gli effetti sia sui conti personali sia su quelli del Paese», ha detto il presidente Stefano Lucchini nel corso del dibattito moderato da Daniele Manca, vicedirett­ore del Corriere della Sera. Il presidente di Ipsos, Nando Pagnoncell­i, ha sottolinea­to che «le competenze di economia in Italia non sono purtroppo ancora percepite come una priorità formativa». Solo il 21% le ritiene essenziali per agire in modo responsabi­le e fare scelte consapevol­i.

Avere gli strumenti per capire quanto succede nell’economia e sui mercati significa poter comprender­e anche fenomeni come il sistema di tassazione che può ridurre la competitiv­ità del Paese. «Dobbiamo avere la consapevol­ezza che altri Stati dell’area Ue stanno competendo anche sul fronte della pressione fiscale. Se in Italia sugli investimen­ti è superiore alla media europea e rispetto ad altri Paesi in Europa, il risparmio si può indirizzar­e con un clic senza frontiere verso mercati che tengono la pressione fiscale più bassa», ha fatto presente il presidente dell’Abi Antonio Patuelli. L’educazione finanziari­a può anche essere una risposta importante alle difficoltà dell’economia, hanno concluso Stefano Zamagni, docente di Economia Politica all’Università di Bologna e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, e Magda Bianco, responsabi­le del Dipartimen­to Tutela della clientela e educazione finanziari­a della Banca d’Italia.

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