«L’Arena di Verona e le 67 colonne, il piano di azionariato per la bellezza»
Rana e Veronesi: coinvolti 50 imprenditori ed enti
Tutto comincia con l’idea di prendersi cura delle 67 colonne della cinta esterna dell’Arena di Verona, crollati durante il terremoto del 1117. E in un Paese dove tutti pensano che sia sempre qualcun altro a dover cominciare, Gian Luca Rana e Sandro Veronesi decidono di partire «con l’idea di allargare il numero delle persone coinvolte, dalle imprese alle fondazioni, ai cittadini. E di un nuovo dialogo tra pubblico e privato». Risultato: ora c’è una lista d’attesa per partecipare. Racconta Veronesi, presidente di Calzedonia: «Dal 2006 eravamo sponsor della stagione lirica. A un certo punto con Gian Luca abbiamo pensato di allargare il campo, creare una squadra inserita nella realtà del territorio e provare a coinvolgere altri imprenditori, altre persone». Ecco il punto, mettere in moto altre forze della città, e magari pensare che qualcuno, in un’altra città possa ispirarsi, copiare. Dice Gian Luca Rana, amministratore delegato del gruppo Rana: «I miei genitori mi hanno insegnato che serve l’esempio. Volevamo fare qualcosa non solo per la città. Pasta e moda sono due dimensioni del Made in Italy, ma tutto questo ha le sue radici nella cultura del bello che un luogo come l’Arena esprime, rappresenta. Una volta organizzammo un concorso per i nostri clienti negli Usa e 1.500 americani vincitori vennero in visita a Verona, immaginate il loro stupore davanti a tanta bellezza. Ecco, è necessario mettere in moto le energie di un Paese che stenta a credere in se stesso». Le 67 colonne sono una grande metafora di questo Paese, di cosa vuol dire custodire il bello, trasformarlo in valore per i territori. Veronesi: «Non nascondo che qualche volta mi sia venuta voglia di mandare tutti a quel paese, il dialogo pubblico-privato non è sempre facile. Ora con il sovraintendente c’è un dialogo profondo. L’idea di allargare il campo, per esempio coinvolgendo i giovani, dobbiamo appassionarli alla musica». Sono tempi nei quali si parla molto del bene comune. «Sa cosa mi ha detto mio figlio? – racconta Rana – è una cosa bella portare il passato verso il nostro futuro. Ecco, questo è il senso di un’iniziativa così. Siamo stati generati da questa terra e ora nel gruppo Rana lavorano persone di 34 nazionalità diverse. Ma siamo partiti e abbiamo qui le nostre radici». Il modello è quello di una sorta di azionariato popolare della bellezza, non solo imprese, che ormai sono più di 50, ma anche cittadini, istituzioni, Fondazioni, associazioni di categoria. «Tante volte la bellezza che abbiamo intorno la diamo per scontata, ma non è così». Continua Veronesi: «All’inizio c’è sempre un po’ di scetticismo, molti si lamentano, ma finisce lì. Il punto è fare il primo passo. Vogliamo pensare che anche grazie a questa iniziativa l’ente lirico sia diventato più accessibile, più aperto». Prendersi cura del territorio, promuovere il cambiamento. «Accorgersi che abbiamo una cosa molto bella, saperla apprezzare e investire, questo è il vero valore della funzione imprenditoriale. Vediamo che c’è una gran voglia di partecipare, Si entra in una specie di club per sostenere la città. Un’iniziativa che abbiamo pensato sul territorio ma guardando al Paese». Aggiunge Veronesi: «La presenza di tante imprese è la ricchezza di un territorio. E’ un sistema che fa bene, molte volte questo aspetto non viene considerato. L’iniziativa delle 67 colonne è un piccolo segno di tutto questo». Anche il quadro normativo può essere una leva, come l’art bonus che consente il credito d’imposta. E il progetto delle 67 colonne è stato premiato come migliore iniziativa per il coinvolgimento del territorio: «Una norma semplice e chiara, lo Stato dimostra che può chiedere una mano ma che può anche rispondere e collaborare, rispondere anche alle esigenze di aziende più piccole. E’ una forma di restituzione reciproca».