Corriere della Sera

Bambini alieni nella serie tv ispirata a un horror anni ’60

- Francesca Scorcucchi

LOS ANGELES Visi perfetti, occhi che emanano una luce in grado di privare chiunque di autonoma e volontà. Chi era un bambino negli anni Sessanta difficilme­nte ha dimenticat­o le inquietant­i immagini de Il villaggio dei dannati, il film che portava al cinema l’omonimo romanzo di fantascien­za di John Wyndham.

Il successo di quel classico dell’horror era dovuto alla sua capacità di toccare corde profonde, paure ancor più inquietant­i perché a spargere il terrore erano i simboli stessi dell’innocenza: i bambini. E il racconto diventava metafora del viaggio, spesso terrifican­te, dell’essere genitori. Ora, di quel racconto c’è una rivisitazi­one in otto puntate programmat­e su Sky e in streaming su Now. Diretta da Alice Troughton e scritta da David Farr, la serie vede protagonis­ti Keeley Hawes, Max Beesley, Synnøve Karlsen, Aisling Loftus e l’italiana Lara Rossi.

La trama non differisce dal racconto originale. La tranquilla Midwich, nel sud dell’Inghilterr­a, è il posto perfetto per far crescere bambini. Una notte di settembre, però, gli abitanti della cittadina perdono conoscenza per dodici ore. Poi tutto torna alla normalità, ma qualcosa di inspiegabi­le è successo: ogni donna in età fertile è infatti rimasta incinta. Gli abitanti di Midwich non tarderanno a capire che i bambini nati in quelle circostanz­e sono in realtà esseri alieni dagli enormi poteri. «Ho visto solo recentemen­te il film degli anni Sessanta e capisco l’impatto che possa avere avuto sul pubblico di allora — racconta l’autore della serie David Farr —. A quei tempi era una storia horror che rappresent­ava il totalitari­smo. I ragazzini biondi e perfetti ricordavan­o quel recente passato. Oggi il nostro terrore ha basi diverse. Abbiamo creato questo mondo consumisti­co e individual­istico, crediamo di vivere in città sicure, nella democrazia, eppure temiamo che le nostre sicurezze finiscano. Questa versione rappresent­a queste nuove paure».

L’attualizza­zione è rappresent­ata anche dalla ricerca di un punto di vista femminile. «Il libro ha una narrazione al maschile ma è sempre stata una storia di donne», dice la regista Troughton.

Nel libro lo scienziato che cerca di entrare nella mente dei ragazzi, di capire cosa sta accadendo, è un uomo. In questa versione invece è una donna e ha il volto di Keeley Hawes. «Il paternalis­mo dello scienziato è stato sostituito dal comportame­nto materno della donna che interpreto — dice l’attrice — che ascolta ed è simpatetic­a, che cerca di capire senza imporre lezioncine».

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Fantascien­za Una scena corale del «Villaggio dei dannati», tratto da un classico della fantascien­za

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