Corriere della Sera

Ecco Sacchetti «Cantù deve tornare in alto E tifo Pozzecco»

- Flavio Vanetti

CANTÙ Precisa: «Più che aver cercato io Cantù, è accaduto il contrario: sono stato scelto». Onorato e contento «di essere accolto da un club storico che spero di riportare ai fasti del passato». Il primo giorno di Meo Sacchetti

( foto) in Brianza è coinciso con le parole che Gianmarco Pozzecco, suo erede al timone della Nazionale, ha speso a Trieste in vista dell’amichevole di domani con la Slovenia campione d’Europa (e con Luka Doncic, superstell­a Nba, che giocherebb­e perfino contro i ragazzi dell’oratorio): «Esordire sulla panchina azzurra, per di più nella mia città, è una cosa che non immaginavo: sarà una forte emozione». Nessun accenno a Meo — ma i due s’erano sentiti a suo tempo — mentre a 450 km di distanza il brusco ha confermato quanto aveva già detto nel momento del congedo ricevuto da Gianni Petrucci: «È un’esperienza finita, non voglio disturbare nessuno. Anzi, è bene che tutti tifino per l’Italia e per Pozzecco». Ora Sacchetti deve badare ai progetti di Cantù, che ha mancato d’un soffio il ritorno immediato in serie A (il posto gliel’ha soffiato Scafati): «I risultati conteranno, certo, ma vorrò una squadra che sappia anche divertire. Il gruppo italiano è già forte, però il fulcro della squadra sarà un forte play americano». L’ex c.t. ha anche spiegato di aver trattato solo con Torino («C’era anche Cremona? No, ma ho telefonato al presidente Vanoli per chiarirci dopo l’addio di due anni fa») e ha spiegato infine il mancato accordo con Varese, dove vive e dove è stato capitano: «A gennaio mi hanno proposto 5 mesi di contratto, fino al termine della stagione. A me interessa un progetto, non tappare i buchi. Quindi Varese è una storia chiusa». Ma come la mettiamo con la rivalità tra il club del quale rimane pur sempre un simbolo, e Cantù? «La rivalità è il sale dello sport. L’importante è che non venga meno il rispetto reciproco».

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