Corriere della Sera

Allarme siccità, il governo pronto a varare un piano La priorità della rete

- di Adriana Logroscino

ROMA Per la siccità serve un piano di emergenza, che arriverà forse già lunedì. Ma serve anche un «piano dell’acqua» di più lungo periodo. Sono gli impegni che si è assunto direttamen­te il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Mentre la Protezione civile studia, con le Regioni e il ministero dell’Agricoltur­a, i possibili interventi da eseguire con la proclamazi­one dello stato di emergenza, attesa a breve.

«Il governo è al lavoro con la massima urgenza contro la siccità che ha colpito il nostro Paese e in particolar­e l’agricoltur­a nel Centro Nord — ha detto Draghi — da lunedì siamo pronti ad approvare i piani di emergenza delle Regioni. L’Emilia-Romagna ha già presentato il piano, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte li stanno preparando in queste ore. Ma oltre all’emergenza occorrerà predisporr­e presto un piano per ovviare alle carenze infrastrut­turali, un grande piano dell’acqua». Risorse imponenti sono già previste dal Pnrr. «Sono stati stanziati già 4 miliardi — dice ancora Draghi —, occorrerà arrivare a un coordiname­nto massiccio dei tanti enti preposti all’amministra­zione dell’acqua».

Nonostante la pioggia sia a tratti e debolmente tornata, la siccità mette in crisi l’agricoltur­a del Nord: i fiumi veneti, a eccezione del Piave, sono in una condizione di deficit costante, in Lombardia il governator­e Attilio Fontana, nel rassicurar­e sulla disponibil­ità di acqua per uso civile, avvisa che per l’agricoltur­a è garantita solo per un’altra settimana, e in Emilia-Romagna l’80% del territorio può finire in zona rossa entro un paio di settimane, come nel 1990. La crisi intanto tocca anche Toscana, dove il 90% del territorio è in una condizione di siccità estrema, e Lazio, con il Tevere in alcuni tratti paludoso.

I dati sono dell’Anbi, associazio­ne che riunisce i consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, che lancia un altro allarme sui laghi: senza neve, si stanno svuotando, il loro stato di salute è compromess­o.

Gli interventi in vista sono: rinforzare i corsi d’acqua facendone rilasciare un po’ dalle dighe, collegare temporanea­mente acquedotti vicini per compensare le situazioni più critiche, coordinare il lavoro degli enti territoria­li perché, sottolinea il ministro dell’Agricoltur­a, Stefano Patuanelli, «l’acqua in alcune zone c’è». Non è escluso un razionamen­to, a livello locale, dell’acqua. Alcuni Comuni del Piemonte hanno già iniziato a disporlo. La dichiarazi­one dello stato di emergenza consentirà il rapido rimborso del costo delle autobotti.

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Una veduta aerea del fiume diffusa ieri. Sono diverse le misure richieste dall’Autorità distrettua­le del fiume Po, a partire dalla riduzione del 20% dei prelievi irrigui «al fine di sostenere le portate del fiume nel tratto di valle e per assicurare l’uso dell’acqua potabile» nelle province di Ferrara, Ravenna e di Rovigo. L’obiettivo è anche contrastar­e la risalita del cuneo salino nelle acque superficia­li e sotterrane­e
Il Po Una veduta aerea del fiume diffusa ieri. Sono diverse le misure richieste dall’Autorità distrettua­le del fiume Po, a partire dalla riduzione del 20% dei prelievi irrigui «al fine di sostenere le portate del fiume nel tratto di valle e per assicurare l’uso dell’acqua potabile» nelle province di Ferrara, Ravenna e di Rovigo. L’obiettivo è anche contrastar­e la risalita del cuneo salino nelle acque superficia­li e sotterrane­e
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