«Ho perso moglie e figli Attendevo da tredici anni»
Vogliono leggere il dispositivo della sentenza, vogliono parlare con gli avvocati e discutere tra loro. «Lo faremo fino a tarda notte e poi domani mattina (stamani ndr) daremo il nostro giudizio su questa sentenza», dice Marco Piagentini, che non è solo uno dei sopravvissuti della strage (è rimasto gravemente ustionato), ma è anche familiare di tre delle 32 vittime (ovvero la moglie e due dei tre figli). Ancora oggi, nelle giornate di sole, quando esce di casa deve ripararsi con un ombrello. Il fuoco gli ha devastato la pelle e l’esposizione ai raggi è un pericolo continuo. «Non ho più protezione, rischio di essere devastato dal melanoma — spiega —. Anche mio figlio Lorenzo, l’unico sopravvissuto della mia famiglia che oggi ha 21 anni, ha ustioni al volto e in tutto il corpo». Piagentini ieri ha avuto una giornata terribile. «Non solo per il caldo torrido di Firenze che mi ha costretto ancora una volta a cospargermi il volto di crema solare protettiva al 100% e nel percorso per arrivare a Palazzo di Giustizia aprire l’ombrello per cercare un po’ di ombra — racconta — ma per ciò che è successo
in aula. Il discorso di Moretti è stato devastante. Una relazione da consiglio di amministrazione con numeri e statistiche. Non si era mai rivolto a noi in 13 anni, lo ha fatto in un momento di necessità personale dicendoci che lui non voleva offenderci. Non ci interessa e credo anche che non doveva farlo aspettando 13 lunghissimi anni. Semmai, l’unico elemento positivo del suo discorso, è che ha ammesso che lui di fatto era il responsabile della sicurezza». Poi Piagentini ripensa a una frase dell’ex ad delle Ferrovie: «Moretti ha detto di aver avuto la disponibilità economica più grande in Ferrovie e che lui ha fatto molto per la sicurezza ferroviaria. Allora come è possibile che con tutte le procedure, tutti i soldi che hanno messo in sicurezza, a Viareggio sia transitato un treno come una bomba?». Della sentenza Marco Piagentini ha avvertito il figlio per telefono: «Gli ho dato solo pochi dettagli, stasera (ieri sera, ndr) parleremo con calma. Aveva 8 anni quel 29 giugno del 2009, aveva una casa, una mamma e due fratelli. In un attimo è scomparso tutto. Gli sono rimasto io che vivo come se fossi agli arresti domiciliari soprattutto d’estate. Il sole rischia di uccidermi e la vita da quel tragico giorno per me non è più cominciata. E l’identica cosa è accaduta agli altri familiari delle 32 vittime.