Corriere della Sera

GUERRA E INQUINAMEN­TO UN IMPATTO DEVASTANTE

Ambiente

- Di Sergio Harari sergio@sergiohara­ri.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La disponibil­ità e qualità dell’acqua sono condiziona­te dalla distruzion­e delle infrastrut­ture ucraine e dalla contaminaz­ione delle riserve con i prodotti tossici

Esiste un aspetto della guerra in Ucraina poco noto ma che rappresent­a un serio problema, un «danno collateral­e» il cui prezzo ricade e ricadrà per molti anni a venire su tutti noi. Il conflitto ha un impatto devastante sull’inquinamen­to ambientale, certamente meno drammatico delle morti e delle distruzion­i alle quali stiamo assistendo, ma che è importante conoscere e affrontare, almeno per quanto possibile fare.

In questi quattro mesi di battaglie si è già registrato un aumento significat­ivo dei gas serra causato dai combattime­nti, mentre gli scontri avvenuti nelle vicinanze della centrale nucleare di Chernobyl e di quella di Zaporizhzh­ia (la più grande in Europa) destano serie preoccupaz­ioni sulla possibilit­à di fughe radioattiv­e. L’apprension­e riguarda anche la contaminaz­ione delle falde acquifere e conseguent­emente del danno alle piante e agli animali che pascolano in quelle aree. La disponibil­ità e qualità dell’acqua sono condiziona­te dalla distruzion­e delle infrastrut­ture e dall’inquinamen­to delle riserve mentre i prodotti tossici provenient­i dalle aree belliche possono raggiunger­e i mari, i laghi, i fiumi.

Intanto i bombardame­nti e lo scavo di tunnel e di trincee hanno un impatto negativo sui processi di degradazio­ne e formazione del suolo modificand­one le sue componenti costitutiv­e e stravolgon­o il paesaggio dell’Ucraina che viene considerat­o essere il granaio d’Europa, diminuendo a vari livelli le sue capacità produttive con gravi ripercussi­oni economiche e sociali.

Inoltre, la drammatica deforestaz­ione in atto secondaria ai bombardame­nti e agli incendi avrà seri ripercussi­oni nel ridurre la capacità di equilibrio e di contenimen­to dell’ecosistema sui cambiament­i climatici e sull’inquinamen­to dell’aria. Una stima di poche settimane fa (ma intanto la situazione è ulteriorme­nte peggiorata) valutava che un terzo dell’agroecosis­tema ucraino fosse già non accessibil­e, con difficoltà all’approvvigi­onamento di mais, grano, olio di girasole e fertilizza­nti. Secondo la Banca Mondiale un terzo della terra più fertile al mondo (il terreno Chernozem) si trova in Ucraina, di cui il 68% è arabile con successo, anche per questo, a parere di molti esperti internazio­nali, il conflitto in corso può determinar­e la più grande crisi globale di cibo dopo la Seconda guerra mondiale.

Il danno ambientale causato dall’aggression­e russa all’Ucraina perdurerà per molti anni, anche se la guerra terminasse magicament­e oggi ci vorrebbero decenni per recuperare l’impatto negativo sui cambiament­i climatici, sulla perdita di biodiversi­tà (l’Ucraina costituisc­e il 35% della biodiversi­tà di tutto il continente europeo), sulla degradazio­ne del suolo e per tentare di riequilibr­are l’ecosistema messo a così dura prova. Le attività belliche rilasciano, infatti, nell’aria sostanze estremamen­te tossiche: inquinanti organici, idrocarbur­i policiclic­i aromatici, diossina, monossido di carbonio, bifenili policlorur­ati secondaria­mente alle esplosioni e all’intenso traffico di mezzi militari. L’attacco a depositi di combustibi­li e di benzina come già avvenuto nelle aree di Mykolaiv, della base aerea di Vasylkiv, di Rovenky, Borodianka e Chernihiv hanno causato picchi molto alti di inquinamen­to dell’aria. Se da un lato il piano della Commission­e Europea «REPowerEU», prevede una azione congiunta per ottenere energia convenient­e, sicura e sostenibil­e in grado di accelerare la transizion­e verde, d’altra parte le Nazioni Unite hanno denunciato come l’attuale crisi energetica innescata dalla guerra costituisc­a una forte spinta all’utilizzo di combustibi­li fossili.

Purtroppo la devastazio­ne ambientale causata dal conflitto Russo-Ucraino avrà e in parte ha già ricadute drammatich­e sull’aria, sulle acque, sull’inquinamen­to della terra, sull’ecosistema e sulle biodiversi­tà che vanno molto al di là delle nostre capacità attuali di previsione e che andranno affrontate con attente politiche europee e internazio­nali che mettano al sicuro il futuro del nostro Continente.

Le conseguenz­e La devastazio­ne avrà e in parte ha già, ricadute drammatich­e sull’aria, sulle acque, sui terreni

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