Jacobs, salta l’ultimo test Il Mondiale è un rebus
Problema al gluteo a Stoccolma: «Non sono una macchina»
L’ultimo test prima del Mondiale, in una stagione in cui all’aperto ha corso appena due volte a distanza di 38 giorni — a Savona il 18 maggio (10”04 dopo il 9”99 ventoso in batteria) , a Rieti il 25 giugno (10”12) — sfuma nella mattina di Stoccolma, quando il campione olimpico dei 100 e della 4x100 si alza dal letto con una tensione insolita al gluteo medio. Non è un infortunio e non ha nulla a che fare con il problema al bicipite che aveva tenuto fermo Marcell Jacobs per un mese abbondante, però è un segnale che a due settimane dal Mondiale di Eugene non può essere ignorato: «Dall’allenamento di mercoledì in vista dei 100 in Diamond League — spiega coach Paolo Camossi —, Marcell ha avvertito un fastidio al gluteo. Valutata la situazione, abbiamo preso la decisione di non correre».
È allarme Mondiale? Sì, in assoluto, ma ci sono motivi per ben sperare. Mentre Jacobs trasmette le sue sensazioni («Per gareggiare avrei dovuto modificare la mia azione, rischiando: difficile arrivare fino in fondo così»), li elenca Camossi al telefono dalla Svezia: «Anche nel 2021, dopo lo stop per infortunio, Marcell al rientro in vista di Tokyo aveva corso molto bloccato, con qualche preoccupazione. Quest’anno però il periodo senza gare è stato più lungo; dopo un po’ di alta intensità, quando il motore è andato su di giri i suoi muscoli hanno detto: cosa stai facendo? E il gluteo si è infastidito». Fermarsi subito, rinunciando allo sprint nello stadio olimpico dei Giochi 1912, è stata una scelta condivisa: «Se avessi portato Marcell al campo di riscaldamento, per non farlo correre avrei dovuto rubargli le scarpe! Ma lui sa quello che vuole: così sotto al Mondiale in Oregon ha capito che valeva la pena rinunciare. Avrebbe messo a rischio anche l’Europeo, altrimenti».
Il programma verso Eugene, e questo è sintomatico della volontà di partecipare da protagonista («Non lascere- mo nulla di intentato, sennò saremmo rimasti a casa»), non cambia. Partenza stamane per Portland via Londra (dopo una risonanza si spera tranquillizzante), trasloco a casa Nike, Beaverton, che metterà il campus a disposizione del re di Olimpia. Il 7 o 8 luglio, all’arrivo dell’Italia, trasferimento a Florence, sede del ritiro azzurro, e da lì a Eugene: «Contiamo di presentarci alle batterie dei 100 iridati il 15 luglio in ottima condizione — conferma Camossi —. Sono fiducioso: ogni volta che siamo caduti, siamo sempre tornati più forti di prima. E questa non è una caduta, è un inciampo». Jacobs sembra essere in sintonia con il suo storico coach: «Sono il primo a voler salire sul gradino più alto — ha postato sui social —. Sapete quanta dedizione ci metto ogni giorno: fosse per me gareggerei in ogni occasione ma lo sport è anche questo. Siamo essere umani, non macchine».
Gli Usa che volano, Kerley (9”76 ai trials) che provoca, 31 tempi più veloci (fin qui) di Jacobs quest’anno. La sfida è alta, coach. «Non avevamo pensato la stagione così, lo ammetto. Ma se Marcell arriva sereno sui blocchi di Eugene, sapendo di poter correre tranquillo, tutto può succedere».