Ignatova, prima donna fra i dieci più ricercati Maxi taglia sulla regina delle criptovalute
Fondò OneCoin, nel 2017 è fuggita con 4 miliardi
Incriminata nel 2019 dalla magistratura americana con otto capi d’imputazione per frode finanziaria, ma svanita nel nulla fin dal 2017, Ruja Ignatova, 42enne bulgara, sedicente imprenditrice delle criptovalute — in realtà protagonista di una volgare truffa mascherata da emissione di una moneta digitale — è entrata da ieri nella hit parade dell’Fbi: l’elenco dei dieci criminali più ricercati.
Ruja è l’unica donna ad aver avuto questo «onore» ma con ogni probabilità la cosa non le farà piacere: i «federali» Usa in genere inseriscono in questa lista criminali che ritengono di poter catturare anche grazie alla collaborazione di cittadini che li conoscono. E infatti sulla Ignatova è stata messa anche una taglia di 100 mila dollari: un premio per chiunque fornisca notizie utili alla sua cattura.
Passata alla storia come la «Cryptoqueen» dopo le inchieste che le ha dedicato la Bbc, Ruja è, in realtà, una volgare truffatrice che nel 2014 è riuscita a raccogliere ben 4 miliardi di dollari emettendo OneCoin: una finta criptovaluta, mai registrata sulla blockchain (requisito essenziale per la certificazione di qualunque moneta digitale). OneCoin era uno «schema Ponzi» o, se preferite, una specie di catena di Sant’Antonio potenziata dal fatto che la Ignatova trasformava i suoi clienti in agenti: a chi comprava le sue monete prive di valore offriva commissioni per venderne altre ai loro conoscenti.
Nei primi anni della sua attività criminale Ruja finì nel mirino degli inquirenti anche per le sue esibizioni esagerate di ricchezza: fastose feste di compleanno a Londra, giri nelle capitali europee con al seguito due bodyguard che barcollavano trascinando decine di pacchi frutto di shopping nelle boutique degli stilisti più famosi.
La ciliegina sulla torta Ruja la mise con l’acquisto di un lussuoso appartamento, completo di piscina nel quartiere londinese di Kensington, pagato 13,5 milioni di sterline. Doveva essere la sua reggia e, invece, si rivelò una trappola: i 20 milioni di euro trasferiti da OneCoin per l’acquisto dell’immobile gli valsero la prima incriminazione, da parte della magistratura tedesca, per riciclaggio di denaro sporco.
E la stampa britannica, che riuscì a ottenere foto dell’appartamento, si appassionò, alla storia dell’affascinante truffatrice arrivata dalla Bulgaria. La regina delle criptofrodi capì che la festa era finita e passò in un attimo dall’estrema visibilità alla scomparsa totale. Non andò più nella casa londinese piena di opere d’arte di valore e di lei si sono perse le tracce il 25 ottobre del 2017, quando si l’imbarcò su un volo Ryanair Sofia-Atene.
Meno prudente di lei, il fratello Kostantin Ignatov. Dopo la sparizione di Ruja, prese per un po’ le redini di OneCoin. Poi occupò per un periodo, con alcuni amici, la casa di Kensington: e mise anche su social le relative foto. Risultato: il 6 marzo del 2019, appena atterrato a Los Angeles, Konstantin fu arrestato dall’Fbi.
Frank Schneider, ex capo dei servizi di spionaggio del Lussemburgo e anche lui coinvolto nell’affare con Konstantin, è stato arrestato di recente in Francia e gli Stati Uniti ne hanno chiesto l’estradizione.
Rimane il mistero Ruja. Ma forse i manifesti «wanted» fatti circolare nel web con le sue immagini e i relativi 100 mila dollari di taglia renderanno la «regina» meno inafferrabile.