Corriere della Sera

Draghi non cambia la sua agenda ma è pronto alle «aperture»

L’ipotesi sul reddito di cittadinan­za: lo stralcio della stretta voluta dal centrodest­ra

- Monica Guerzoni

Mario Draghi «non farà mai una cosa che ritiene sbagliata», mai cercherà una mediazione politica che possa portare a provvedime­nti inutili o dannosi per gli italiani. A quanto racconta chi lo ha raggiunto al telefono nella sua casa di Città della Pieve, il presidente del Consiglio non intende stravolger­e i suoi piani di riforma e rilancio del Paese al solo fine di scongiurar­e l’uscita dal M5S dal governo. Una mossa che porterebbe alle elezioni anticipate, perché Draghi ha detto con forza che non guiderà un altro esecutivo in questa legislatur­a.

«L’agenda resta quella concordata con le forze che hanno dato vita a questo esecutivo», è la linea di Palazzo Chigi, dove in cima alle priorità ci sono la ricerca della pace, l’impennata dell’inflazione, la lotta al costo della vita, la crisi

energetica, l’emergenza siccità, il rinnovo dei contratti di lavoro, la legge di bilancio. Domani, dopo che Conte avrà riunito il Consiglio nazionale, si terrà il faccia a faccia cruciale che Conte ha definito «importante per vedere a che punto siamo». Cioè, per valutare se ci sono le condizioni per restare in maggioranz­a, o se non è meglio per il M5S uscire e sostenere l’esecutivo con l’appoggio esterno.

Il premier non ci sta a farsi logorare. Non vuole essere tirato a forza dentro un caso che ritiene tutto interno ai Cinque Stelle e lo ha fatto capire quando ha sottolinea­to la «sproporzio­ne» tra la polemica esplosa in Italia attorno ai suoi presunti messaggini con Grillo — che secondo Chigi non esistono — e l’importanza del vertice storico della Nato a Madrid. Un summit che il premier ha dovuto lasciare all’improvviso mercoledì per correre a Roma a scongiurar­e la crisi di governo.

E così domani, nel suo studio, Draghi smentirà ancora una volta di aver mai chiesto a Beppe Grillo di rimuovere l’avvocato dalla carica di leader dei 5 Stelle. E poiché l’ex presidente del Consiglio continua a sospettare che Draghi possa aver «suggerito» la scissione a Di Maio, il premier ribadirà di aver saputo «il giorno stesso» che il ministro degli Esteri sarebbe uscito dal M5S. Se le spiegazion­i del capo del governo chiuderann­o l’incidente, la seconda parte del colloquio potrà svolgersi nel merito delle questioni.

Draghi non intende porre né subire aut aut e ascolterà le doglianze di Conte riguardo al patto di maggioranz­a. «Non basta dire che il M5S è importante — porrà le sue condizioni l’avvocato pugliese — servono i fatti concreti». La convergenz­a andrà dunque ricercata sui provvedime­nti cari ai 5 Stelle. Insomma, sulle garanzie che servono a Conte per placare quei parlamenta­ri attratti dalle sirene dell’opposizion­e, sui vessilli da poter sventolare in campagna elettorale. L’agenda non cambia, ma a Palazzo Chigi non si esclude che il premier possa concordare qualche apertura nel merito dei provvedime­nti. Sull’invio di armi all’Ucraina non ci sono margini di trattativa, perché Draghi ritiene cruciale aiutare il Paese aggredito dalla Russia anche dal punto di vista militare. Sul termovalor­izzatore non sente ragioni: i rifiuti che invadono Roma sono un problema serio e indietro non si torna. Conte gli chiederà di non porre la fiducia sul decreto Aiuti che contiene la controvers­a norma e il premier dovrà decidere se lasciare ai 5 Stelle margini di manovra. Può essere il reddito di cittadinan­za il dossier su cui Draghi e Conte, dopo che i pontieri delle due parti hanno preparato il terreno sotto lo sguardo attento del presidente Mattarella, potrebbero confrontar­si alla ricerca di un’intesa: l’ipotesi su cui si lavora è lo stralcio dell’emendament­o del centrodest­ra che ridimensio­na la misura bandiera del M5S.

La fiducia

Il premier dovrà anche decidere se lasciare al M5S margini di manovra sul dl Aiuti La smentita

Il capo del governo smentirà ancora di avere chiesto a Grillo di rimuovere Conte

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Premier Mario Draghi, 74 anni, presidente del Consiglio dei ministri, in carica dal 13 febbraio 2021

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