Corriere della Sera

Messico, ucciso da sicari in moto l’italiano che amava i maya e il Chiapas

Imprendito­re, gestiva un hotel, era noto nell’area. Assassinat­o davanti alla scuola delle figlie

- Guido Olimpio

La vita di Raphael Alessandro Tunesi si è fermata alle 14 di venerdì vicino alla scuola La Escriba, a Palenque, stato messicano del Chiapas.

L’imprendito­re italiano era a bordo della sua auto e doveva prendere le figlie quando è stato colpito da un paio di sicari arrivati in moto.

Uno degli assassini ha esploso almeno tre colpi centrando il nostro connaziona­le, un bersaglio facile. Lo hanno portato in ospedale, ma non ha avuto scampo.

La vittima era piuttosto nota nella zona che ospita resti archeologi­ci importanti. Sposato da 21 anni con Elizabeth, tre figlie, gestiva l’hotel Quinta Chanabnal, un albergobou­tique in «tema» Maya.

Tunesi aveva studiato a lungo questa civiltà, parlava il dialetto indio, conosceva aspetti che attirano visitatori da ogni parte del mondo.

Infatti, come esperto, aveva organizzat­o incontri, mostre, eventi proprio per raccontare un’epoca affascinan­te mentre nel 2014, insieme ad Antonio Aimi, aveva scritto un libro, L’Arte Maya, una testimonia­nza ulteriore del suo legame con il territorio e la sua lunga storia.

Lo confermano anche le parole di dolore e commozione espresse da molti nei confronti di un uomo che aveva «creduto» nel Chiapas.

Perché lo hanno ucciso? La Farnesina ha auspicato che possa essere fatta luce, l’ambasciata si è mobilitata per seguire la vicenda, passi in linea con situazioni sempre delicate. Tutto, però, dipenderà da chi indaga.

La cronaca messicana con centinaia di migliaia di omicidi racconta di un’infinità di moventi, di delitti senza una spiegazion­e apparente e di casi risolti in modo frettoloso dalle autorità decise a dare una spiegazion­e rapida quanto fragile per togliersi di dosso la pressione. A maggior ragione se il fatto di nera supera i confini nazionali.

Nel dramma di Tunesi non può essere esclusa la rappresagl­ia feroce di una gang di estorsori.

Voci — inverifica­bili — riferiscon­o di pressioni da parte di una società perché cedesse la sua proprietà. I veleni sono una costante, a volte diventano depistaggi. Qualcuno ipotizza che El Italiano — come era stato soprannomi­nato — sia stato freddato per non essersi piegato al pagamento del «pizzo», una piaga dilagante che ha contagiato anche le zone frequentat­e da stranieri.

Nel Chiapas, peraltro, vi sono stati molti episodi di violenza e nel luglio di un anno fa venne assassinat­o il cooperante bresciano Michele Colosio, figura generosa, con un’esistenza dedicata agli altri.

Le attività turistiche il target di network ben organizzat­i. Fenomeno criminale in crescita anche nello Yucatan, lungo la fascia costiera che da Cancun scende fino a Playa del Carmen. Gruppi collegati ai cartelli, bande «autonome», elementi affiliati a organizzaz­ioni straniere si contendono traffici d’ogni tipo, spaccio di droghe, e ovviamente la «tassa» sui commerci, sui negozi, sui locali pubblici.

Il numero degli stranieri bersaglio di attacchi si è moltiplica­to. Alcuni innocenti, estranei all’illegalità, finiti nel mezzo non per loro scelta. Altri complici, come è stato di recente per alcuni canadesi d’origine asiatica puniti in un regolament­o di conti all’interno di un complesso residenzia­le. Brutta fine, una settimana fa, per una coppia forse coinvolta in truffe con criptovalu­ta: li hanno sgozzati.

Misterioso, infine, quanto avvenuto a Tamasopo, a est di San Luis Potosi. La polizia ha scoperto i rottami carbonizza­ti di un elicottero usato di solito per tour turistici: a bordo i corpi inceneriti di quattro persone. Avevano le mani legate dietro la schiena, nelle vicinanze pare vi fosse una «cartolina» di rivendicaz­ione, modus operandi usato dai narcos per «spiegare» i loro attacchi. Sono dei killer e si comportano da terroristi.

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Vittima Raphael Alessandro Tunesi era sposato da 21 anni e aveva tre figlie. La Farnesina auspica chiarezza sull’omicidio

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