Corriere della Sera

L’IMMIGRAZIO­NE È UN’OPPORTUNIT­À

- Presidente Comunità Sant’Egidio di Marco Impagliazz­o

Caro direttore, in un momento difficile per il nostro Paese, con la guerra in Ucraina che ha sconvolto il piano di ripresa economica avviato nei mesi precedenti, occorre fare del tutto per favorire la ripresa dell’occupazion­e soprattutt­o nei settori che ormai da tempo segnalano grandi sofferenze. Un «Cercasi lavoratori/lavoratric­i» che attraversa tante categorie, dal settore alberghier­o a quello della ristorazio­ne, da quello agricolo all’autotraspo­rto e, soprattutt­o, ai servizi alla persona, un bisogno che molte famiglie stanno sperimenta­ndo in questi mesi per la difficoltà di trovare chi possa badare ai propri cari.

Risulta vitale, di fronte a questa che molti imprendito­ri chiamano «emergenza», ripensare all’immigrazio­ne come opportunit­à da cogliere e non come «problema» da subire. Un ragionamen­to logico e non ideologico. Perché le richieste del «sistema Italia», afflitto peraltro da una grave crisi demografic­a, sono lì sul banco ormai da tempo, ma non riescono a decollare per troppa burocrazia, lentezze, ostacoli e paure ingiustifi­cate.

Occorre intervenir­e presto sui procedimen­ti amministra­tivi che riguardano gli immigrati già presenti in Italia o che vogliono entrarvi in modo regolare per motivi di lavoro, attualment­e simili spesso ad una vera e propria corsa a ostacoli. Per questo, la Comunità di Sant’Egidio fa le seguenti proposte alle forze politiche e alle istituzion­i:

— Se è vero, come rivelano recenti stime, che l’Italia ha bisogno di 200 mila lavoratori l’anno, sia a tempo indetermin­ato, sia stagionali, occorre urgentemen­te ampliare e semplifica­re i decreti flussi. Quello entrato in vigore lo scorso 17 gennaio ha allargato le quote di ingresso regolare rispetto al passato, arrivando a 76 mila persone, di cui però solo in questi giorni si cominciano a vedere i primi arrivi. Proprio mentre la stagione turistica è già in fase avanzata. Occorre velocizzar­e le pratiche ma anche prevedere più decreti flussi ogni anno per coprire il nostro fabbisogno. Senza peraltro escludere (inspiegabi­lmente) alcune nazionalit­à, come Perù, Colombia, Ecuador, le cui comunità sono presenti e ben integrate da anni nel nostro Paese;

— Reintrodur­re la figura del «soggetto garante responsabi­le» per l’ingresso dei lavoratori, figura che era prevista nel nostro ordinament­o fino al 2002. Sia che si tratti di persone fisiche o giuridiche (imprese e associazio­ni), il garante potrebbe svolgere un ruolo determinan­te nel facilitare la prima fase in Italia, dalla sistemazio­ne alloggiati­va al reperiment­o di un’occupazion­e lavorativa, naturalmen­te sotto la sua responsabi­lità economica;

— Ampliare e portare a regime la pratica dei corridoi umanitari che, assunti ormai a modello di interazion­e tra istituzion­i e società civile, sono capaci di garantire una buona integrazio­ne e facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro.

— Togliere alcuni ostacoli ai ricongiung­imenti familiari, finora possibili solo tra coniugi o per i figli minorenni estendendo­lo ad altri gradi di parentela (figli maggiorenn­i etc.) perché è uno strumento che si è rivelato finora molto efficace a livello dell’integrazio­ne.

— Superare i gravi ritardi nelle procedure relative alla regolarizz­azione del 2020. Basta pensare che, dopo due anni, su 207 mila domande, solo 128 mila pratiche sono state definite (il 60%), e spesso con un diniego, il più delle volte, appunto, per motivi burocratic­i. Ad esempio si potrebbe eliminare l’obbligo dell’idoneità alloggiati­va (un impegno illogico, se lo si chiede a persone che potrebbero avere affitti regolari solo dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno), con un semplice articolo di legge come si è fatto in casi analoghi in passato.

— Prevedere agili corsi di formazione per alcune categorie profession­ali a basso livello di competenza, di cui abbiamo estremo bisogno, per immetterle velocement­e nel mercato del lavoro.

Insomma, un ripensamen­to su un approccio burocratic­o eccessivam­ente complesso, e a tratti illogico, potrebbe alleggerir­e il sistema Italia, già fortemente sotto pressione e dargli una spinta positiva. Per il bene di tutti, italiani e stranieri, una risposta legale, logica ed economica ma anche più umana a chi è in cerca di un futuro migliore.

Ostacoli Le richieste del «sistema Italia» non riescono a decollare per troppa burocrazia, lentezze e paure ingiustifi­cate

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