Corriere della Sera

«Sono single, mia figlia è disabile, non lasciateci sole»

- Silvia Gilardoni

Sono mamma di una ragazza disabile. Mi sento fortunata perché mia figlia, nelle difficoltà, è una persona piena di vita. Ogni istante insieme a lei è prezioso. In questi anni ho messo ogni mia energia affinché potesse avere il meglio dalla vita. Uno sforzo titanico che solo un amore incondizio­nato può sostenere. Non sono mancati e non mancano nemmeno oggi i momenti di sconforto. Mi sono sentita tante volte sola. Una sensazione che è cresciuta con il tempo. Sì, perché la rete di supporto garantita dalle istituzion­i alle famiglie con figli disabili se è carente quando sono bambini, mano a mano che i nostri ragazzi crescono sembra dimenticar­si di loro. Questo sentire è condiviso. Lo Stato a un certo punto è come se lasciasse la mano a questi ragazzi, che diventando uomini o donne non diventano certo meno bisognosi di aiuto. Al contrario spesso determinat­e patologie si aggravano. La disabilità non riguarda il singolo, ma comporta una sofferenza per l’intero nucleo familiare, che solo l’amore può parzialmen­te alleviare. Da parte della politica non c’è solo una mancanza di sensibilit­à, ma anche una scarsissim­a conoscenza delle problemati­che, non solo di tipo economico. Da mamma single ho sperimenta­to sulla mia pelle cosa vuole dire combattere ogni giorno per i diritti dei propri cari, lottare con la burocrazia per avere quello che ti spetta... e spesso sono briciole. Nel contempo è scarso anche l’aiuto psicologic­o alle famiglie. Siamo soli nel presente e preoccupat­i per il futuro di figlie e figli. Lo Stato, gli organismi di governo locale hanno il dovere morale di stanziare risorse, anche risorse umane competenti.

La nostra lettrice, madre single di una ragazza disabile, evidenzia la solitudine nella quale versano le persone come lei che assistono i propri figli

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