Corriere della Sera

Segreti e regole della cassaforte Ecco i vincoli per gli otto azionisti

Lo statuto della holding e il diritto di veto. La soglia dell’88% per decidere

- di Mario Gerevini

Un riassetto senza rivoluzion­are l’impronta familiare. L’ingresso di Rocco Basilico, 32 anni, nella lussemburg­hese Delfin, il sancta sanctorum dell’impero Del Vecchio, dà una piccola scossa, introducen­do un cognome nuovo e abbassando l’età media. Ma mentre è ancora ufficialme­nte da sciogliere il nodo della presidenza, la regola azionaria del 12,5% resta sacra: otto soci tutti uguali, otto fette virtuali di una torta che vale 30 miliardi tra partecipaz­ioni industrial­i, finanziari­e e immobiliar­i (Essilor Luxottica, Generali, Mediobanca, Unicredit ecc).

Fa capo a Delfin, tra l’altro, anche La Leonina, considerat­a una delle più belle ville Belle Époque della Costa Azzurra. Proprio nella villa ha sede secondaria una società del Delaware del primogenit­o Claudio Del Vecchio.

Riuscirann­o a convivere pacificame­nte gli otto soci? Cioè i tre figli di Del Vecchio avuti con Luciana Nervo (Claudio 65 anni, Marisa 63, Paola 61), i due con Sabina Grossi (Luca 21 e Clemente 18), quello con Nicoletta Zampillo, sposata due volte (Leonardo Maria 27), il figlio di Zampillo nato dalla precedente unione con Paolo Basilico (Rocco, 32) e infine la stessa vedova. È di 47 anni la differenza di età tra il primo e l’ultimo rampollo del fondatore di Luxottica. Non sarebbe sorprenden­te se vi fossero visioni diverse sulle strategie: per esempio su come gestire le partecipaz­ioni o sulla politica dei dividendi. La sintesi spetta al management che non a caso ha amplissimi poteri. Ma l’esperienza insegna che la convivenza di tanti rami familiari talvolta è un terreno minato. Per ridurre i rischi ci sono gli avvocati «preventivi». Così è stata costruita una meticolosi­ssima impalcatur­a di regole. Lo statuto dà continuità alla gestione attuale, voluta da Del Vecchio e «ingabbia» i soci, cioè li costringe alla compattezz­a e alla quasi unanimità. D’altra parte, però, la regola dell’88% dei voti per modificare lo statuto e nominare (o revocare) un amministra­tore (atto fondamenta­le vista la centralità del board) rischia di ingessare la società. Basterebbe infatti che uno solo degli otto azionisti si mettesse di traverso con il suo 12,5% per bloccare delibere di quel tipo. È così? Probabilme­nte nelle prossime settimane si chiarirann­o molti aspetti della governance post-Leonardo.

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