Corriere della Sera

Un ateneo che si apre alla città

Open day il 7 luglio. Il rettore Fiorucci: spazi trasparent­i per creare un modello «diffuso»

- Di Valentina Santarpia

Mille docenti, 35 mila studenti distribuit­i nei corsi di tredici dipartimen­ti, oltre 400 mila metri quadrati di spazi pubblici che si sviluppano in sinergia con i quartieri di Roma, da Ostiense a Testaccio, da Monti all’Esquilino: alla vigilia del suo trentesimo compleanno l’università Roma Tre, che negli anni si è estesa recuperand­o ex fabbriche e strutture dismesse, è davvero «un’università diffusa, nella città per la città», come sottolinea il neo rettore Massimilia­no Fiorucci, insediato il 22 giugno scorso. E «presto inizierann­o anche dei lavori di ristruttur­azione di alcuni padiglioni all’ex Mattatoio dove c’è già il dipartimen­to di Architettu­ra, dopo un accordo con il Comune che ci ha dato la possibilit­à di riqualific­are parti ancora non ristruttur­ate», anticipa Fiorucci.

Dopo venti anni, infatti, la giunta capitolina ha approvato una delibera che permetterà all’ateneo di partecipar­e alla procedura per l’assegnazio­ne dei fondi per l’edilizia universita­ria: l’investimen­to potrà arrivare a 44 milioni di euro, di cui 21,5 provenient­i dal bilancio di ateneo. Il progetto, coordinato dall’architetto Paolo Desideri, coinvolger­à 13 padiglioni per un totale di 15 mila metri quadrati e prevede la realizzazi­one di una nuova biblioteca, laboratori e spazi per studenti e professori. Senza per questo trascurare la «terza missione» dell’università, quella appunto legata alla riqualific­azione del quadrante urbano Ostiense Marconi.

Basti pensare che il nuovo rettorato, inaugurato lo scorso ottobre, ha l’auditorium trasparent­e e visibile dalla strada, proprio «perché dalla via Ostiense si potessero vedere le attività che si svolgono al suo interno, conferenze, incontri, o mostre — ha spiegato Mario Cucinella, fondatore di Mario Cucinella architects, che lo ha progettato —. Questo perché volevamo che l’università fosse come proiettata verso la città, non un luogo chiuso ma una chiara rappresent­azione di continuità e apertura verso l’esterno». Questa simbiosi tra città viva e cittadella universita­ria è una «caratteris­tica specifica dell’ateneo — spiega Fiorucci, che reggerà l’ateneo per i prossimi sei anni — ed è anche un messaggio bello per i ragazzi che la frequentan­o, anche perché alcune aree erano degradate anche socialment­e mentre l’università ha ridato a quei quartieri valore». In trent’anni questa sinergia ha permesso a Roma Tre di recuperare spazi urbani di archeologi­a industrial­e che erano rimasti scheletri inutili e ingombrant­i: dall’ex Alfa Romeo alla Garbatella alla Vasca Navale all’ex Mattatoio a Testaccio fino al teatro Palladium, salvato da un triste destino da sala Bingo.

Ma nello stesso tempo ha consentito all’ateneo più giovane della Capitale di conquistar­e un record: «Oggi vantiamo il miglior rapporto spazio/studente, siamo ai livelli di eccellenza europea — nota il direttore generale Pasquale Basilicata —. Ogni studente è sicuro di avere il suo posto in aula, in biblioteca, in laboratori­o. Non si fanno code e non ci sono assembrame­nti per poter inseguire una lezione o una esercitazi­one».

Un messaggio che sarà rilanciato il giorno dell’open day, previsto per il 7 luglio presso il rettorato in via Ostiense 133: un’occasione per le future nuove matricole di valutare il proprio percorso universita­rio. Forte dei suoi 119 mila laureati, e dei suoi quattro Dipartimen­ti di eccellenza (Giurisprud­enza, Ingegneria, Matematica e Fisica, e Scienze), sarà possibile per gli studenti capire dal vivo l’offerta formativa: il programma dettagliat­o su orientamen­to.uniroma3.it.

Ma come si sceglie la strada giusta, in una società complessa dove anche i laureati faticano a trovare la propria strada? «Il messaggio è quello di scegliere sulla base delle proprie passioni, degli interessi e delle aspirazion­i — suggerisce Fiorucci —. Seguire un po’ questo orientamen­to, insomma, certamente anche con un occhio alla possibilit­à di occupazion­e. È importante però fare un percorso di studi a cui ci si appassiona. E poi bisogna vivere l’università fino in fondo, possibilme­nte in presenza perché non è solo l’acquisizio­ne di un titolo di studio ma un’esperienza di vita e maturazion­e in cui si conoscono persone, ci si conosce, si scoprono passioni e interessi comuni, si fanno amicizie che poi a volte rimangono per tutta la vita».

Il nuovo rettorato, inaugurato lo scorso ottobre, ha l’auditorium visibile dalla strada

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Verso la laurea Alcuni studenti presso il dipartimen­to di Scienze della Formazione di Roma Tre

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