Trent’anni di Roma Tre (e oggi per l’Ostiense inizia una partita nuova)
Il quartiere e i progetti di ampliamento
Se quando fu realizzato, a fine Ottocento, il nuovo Mattatoio di Roma indicava la voglia e la capacità della giovane Capitale di partecipare al flusso con cui in Europa si presentava la Modernità, da quando fu dismesso, nel 1975, l’impianto industriale in ferro e ghisa, progettato da Giovacchino Herzog, ha indicato invece l’inettitudine della classe dirigente cittadina — politici, amministratori, imprenditori — di fronte all’opportunità di utilizzare al meglio un prezioso ambito di oltre 8 ettari situato nel quartiere Ostiense, ormai al centro della metropoli. In mezzo secolo Roma non è stata capace di dar vita a quel progetto organico sostitutivo del Macello comunale di cui si parlava enfaticamente alla vigilia della sua dismissione. Un articolato e completo progetto di Paolo Portoghesi fu messo da parte e da allora, tra polemiche e incertezze, si è agito frazionando gli interventi. Oggi l’area dell’ex Mattatoio di Testaccio, in alcuni dei suoi restaurati padiglioni (i 4 macelli, la tripperia, la pelanda dei suini e altri annessi), ospita la facoltà di Architettura dell’università Roma Tre, una succursale del museo comunale del contemporaneo (Macro), una sede dell’Accademia delle Belle Arti e, dove venivano scuoiati i maiali, la Città dell’Altra Economia. Buona parte del sito è ancora in abbandono, dando all’insieme un contrastante aspetto di incompiuto.
La «svolta» è avvenuta nelle scorse settimane, quando la giunta capitolina, e poi il consiglio nei giorni appena passati, hanno dato il via libera all’ampliamento delle strutture universitarie — atteso da Roma Tre per due decenni — con un progetto da 44 milioni (metà pagato dall’Ateneo) a firma di Paolo Desideri, Francesco Cellini e Gigi Francesini. Saranno ristrutturati 15 mila mq (13 padiglioni).
I magazzini frigoriferi diventeranno una biblioteca e strutture «di quartiere», mentre altri edifici saranno trasformati in laboratori e uffici. Roma Tre venderà all’asta la sede di Madonna dei Monti, all’Esquilino, per fare cassa. Si apre dunque una fase nuova di completo recupero dell’ex Mattatoio, con l’apertura dei cantieri entro dicembre e la consegna dei lavori per il Giubileo del 2025.
«Si chiude una partita lunghissima — commenta Paolo Desideri, docente nella terza università statale romana — in attuazione della filosofia urbanistica dell’ateneo, impegnato dalla sua fondazione, trent’anni fa, nella riqualificazione del quartiere Ostiense con la realizzazione di diverse sedi di facoltà sparse nel territorio». Nei mesi scorsi è stato inaugurato il nuovo rettorato
progettato da Mario Cucinella, tre edifici ovoidali che dialogano col vicino ex Gazometro. «Mandiamo dunque avanti — sottolinea Desideri — un progetto che è nelle corde di un Ateneo che ha come obiettivo il modello dell’università diffusa». Roma Tre, tormentata da una vicissitudine di rettori, dopo il lungo stallo riguardante le prospettive dell’ex Mattatoio connesso con la giunta pentastellata di Virginia Raggi, ha puntato sul ricambio dell’amministrazione capitolina. Appena insediato, il sindaco Roberto Gualtieri ha incaricato l’assessore al patrimonio Tobia Zevi di spingere sulla concessione ventennale (rinnovabile per altri 20 anni) a favore dell’università.
Resta aperta tutta la vicenda della riqualificazione degli spazi pubblici all’aperto interni all’ex Mattatoio. Viali alberati, giardini e tutto ciò che può fornire un ambiente coerente a strutture universitarie. Il Campidoglio sta per annunciare un finanziamento specifico per questi lavori. E così l’ex macello che ha nutrito i romani per ottant’anni potrà essere finalmente dimenticato, anche se la sovrintendenza competente ha fatto mantenere macabre insegne e attrezzature, per la gioia dei carnivori.