Corriere della Sera

Toni, il Mundial visto in prima fila «Ero una tigre, Rossi fu più veloce Che felicità la risata di Pertini»

Il portiere della Germania: «Neuer il più grande, Donnarumma deve confermars­i»

- Paolo Tomaselli

Il Mundial azzurro in prima fila. Ma da avversario. Harald «Toni» Schumacher era il portierone della Germania Ovest al Bernabeu.

Se chiude gli occhi qual è il primo ricordo di quella notte dell’11 luglio 1982?

«Il colpo di testa di Paolo Rossi che portò l’Italia in vantaggio: che giocatore fantastico e che dolore per la sua morte».

L’Italia era un treno in corsa impensabil­e da fermare?

«Non avevamo possibilit­à e la vittoria azzurra fu assolutame­nte meritata. Eravamo esausti e svuotati dopo la semifinale con la Francia».

Eppure dopo il rigore sbagliato da Cabrini avevate un vantaggio psicologic­o.

«Fu una botta di autostima per noi sullo 0-0 e per un attimo pensammo che il dio del calcio fosse dalla nostra parte. Ma non era così».

L’urlo di Tardelli dopo il 2-0 è un’icona azzurra. In Germania un po’ meno.

«Chiedo scusa a Tardelli ma ero troppo arrabbiato, non ci ho mai fatto caso...».

Lei fu al centro di una polemica per un saluto mancato al presidente Pertini. Come andarono le cose?

«Non era mia intenzione quella di non stringergl­i la mano! Non ricordo nemmeno quel momento, forse ero ancora dentro a un tunnel mentale. Così fui molto felice di sapere dal nostro ministero degli Esteri che Pertini mi aveva invitato a Roma. Fu molto empatico con me, mi chiamava «piccolo» (ride ndr). Mi abbracciò e mi fece sentire come un vecchio amico. È stato uno dei momenti più felici della mia carriera. Non voleva nemmeno sentire le mie scuse, parlammo solo della partita. Si accorse che ero un po’ distratto dalla traduttric­e e mi chiese se volevo andare a fare una passeggiat­a con lei nel giardino: scoppiò in una risata di cuore e poi aspirò una lunga boccata dalla pipa».

In semifinale divenne «il mostro di Siviglia» per il fallo in uscita, non sanzionato, che mandò all’ospedale Battiston. Una vicenda pesante.

«Quell’episodio ha avuto un impatto su di me per anni. Non ho mai voluto fare male a Patrick Battiston. Uscii per prendere la palla, non avevo previsto che lui mi avrebbe anticipato con un pallonetto. Quando ero in aria non c’era modo di fermarsi, solo di provare a girarsi. Quando sono andato da lui, gli ho detto che ero molto dispiaciut­o per non essere accorso a vedere le sue condizioni quando era a terra. Ha accettato le mie scuse e mi ha detto c’est terminé».

Cosa rappresent­ava per lei un collega come Zoff? «La pura classe».

Il portiere più forte degli ultimi vent’anni è l’italiano Buffon o il tedesco Neuer?

«Neuer, decisament­e. Anche per la sua modernità nell’interpreta­re il ruolo».

Lei per tutti è sempre stato «Toni», un soprannome preso da Toni Turek, campione del mondo 1954. I portieri sono ancora idoli?

«Sì, ma abbiamo bisogno di portieri magnifici, come Manuel o Gigi».

Donnarumma dopo l’Europeo ha vissuto una stagione complessa. È già stabilment­e tra i più forti?

«Mi sono molto divertito a vederlo all’opera un anno fa, ma un torneo brillante o una stagione non bastano. Devi sviluppare il tuo stile e le tue qualità e rimanere ad alto livello per un decennio».

Ha pagato il passaggio dal Milan al Psg secondo lei?

«Io sono un po’ romantico, il Milan non lo avrei mai lasciato. Darai sempre il tuo meglio in un ambiente dove senti la fiducia e sei felice».

La Germania ha appena battuto 5-2 l’Italia. Gli azzurri non sono più la bestia nera dei tedeschi?

«Non sopravvalu­terei quel risultato, perché l’Italia era in un momento di grande transizion­e dopo l’eliminazio­ne dal Mondiale. Gli azzurri per noi saranno sempre un avversario speciale».

In Qatar la Germania avrà un avversario in meno.

«La sconfitta azzurra con la Macedonia è stata un dispiacere per molti tedeschi, perché quasi tutti hanno almeno un amico italiano. Detto questo la Germania gioca per tornare a vincere».

La Germania perse anche la finale dell’86 contro l’Argentina, ma si rifece nel 1990 in Italia. Senza di lei.

«Come mi disse il mio amico Rudi Voeller: ‘‘Se non avessi scritto quel libro saresti campione del mondo’’. Parlai apertament­e di tutto, vendetti un milione e seicentomi­la copie, il libro fu tradotto in sedici lingue, ma fui cacciato dal Colonia e dalla Nazionale».

Abuso di medicinali, doping, sesso, gelosie, corruzione, ma anche la lotta per emergere e uscire dalla grande povertà da cui lei partì. Ancora oggi è una lettura con pochi eguali.

«Molte delle mie idee vennero realizzate, come i controlli antidoping o i salari più alti per gli arbitri. E non ho mai dovuto affrontare una sola causa giudiziari­a per il libro. Quanto al mio percorso, avevo fame di successo e volevo dare ai miei genitori una vita migliore. A 18 anni cominciai a lavorare anche sulla mente: il training autogeno nel 1972 era considerat­o una follia e lo dovevo fare in segreto. L’immagine fissa nella mia mente era quella della tigre: la palla era la mia preda».

Polemiche e scandali Il fallo su Battiston mi pesò tantissimo, per il mio libro-scandalo saltai la vittoria di Italia ’90

 ?? (Getty Images) ?? Colpo da ko Paolo Rossi, in caduta dopo il tuffo di testa, con Cabrini alle spalle, ha appena insaccato il cross di Gentile sotto gli occhi di Schumacher: è l’1-0 nella finale del Mundial ‘82
(Getty Images) Colpo da ko Paolo Rossi, in caduta dopo il tuffo di testa, con Cabrini alle spalle, ha appena insaccato il cross di Gentile sotto gli occhi di Schumacher: è l’1-0 nella finale del Mundial ‘82

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