Corriere della Sera

I governator­i leghisti pro Draghi, Salvini frena

Il segretario stoppa un appello degli amministra­tori Dentro Forza Italia pesa il sì di Confalonie­ri. Berlusconi a Roma

- Cesare Zapperi

MILANO Lega e Forza Italia restano sospese tra le due opzioni ribadite anche domenica nel vertice in Sardegna tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. «O si fa un governo Draghi senza il M5S o si va al voto». Quale delle due verrà prescelta dipenderà dalle decisioni di Mario Draghi, con cui anche ieri non ci sono stati contatti di sorta.

Ma dentro i due partiti del cosiddetto «centrodest­ra di governo» il dibattito interno è vivace. Soprattutt­o nella Lega, dove c’è una netta divaricazi­one tra la base e una larga parte dei dirigenti del partito (parlamenta­ri compresi) da un lato e l’ala governista dall’altro. I primi più favorevoli ad uno scioglimen­to delle Camere, i secondi convinti della necessità di avere un governo in carica. Una esigenza, questa, inserita a chiare lettere in un documento in fase di elaborazio­ne da parte dei governator­i leghisti (Luca Zaia, Massimilia­no Fedriga, Attilio Fontana, Donatella Tesei, Christian Solinas e il presidente della Provincia autonoma di Trento

Maurizio Fugatti). Il testo avrebbe dovuto essere diffuso ieri, come gli appelli dei sindaci, ma si è arenato di fronte alle perplessit­à di Salvini che non gradirebbe un troppo esplicito sostegno a Draghi.

Ieri il leader leghista, che secondo alcune letture interne sarebbe più propenso ad andare al più presto al voto ma lasciando il cerino in mano ad altri, ha consultato più volte i vertici del partito e in serata ha incontrato deputati e senatori. «Ho stima per Draghi» ha detto Salvini, dopo aver ringraziat­o i suoi ministri. Poi si è messo in ascolto dell’assemblea nel corso della quale i capigruppo parlamenta­ri Riccardo Molinari e Massimilia­no Romeo hanno ripetuto che è stato tradito il «patto di fiducia» con il M5S.

Anche Berlusconi è arrivato a Roma per un confronto con i capigruppo Paolo Barelli e Anna Maria Bernini e il coordinato­re Antonio Tajani. Il quale ha ribadito a chiare lettere la posizione di FI: «Non ci può essere stabilità in un governo con la presenza del M5S. La soluzione è un governo Draghi senza Conte oppure elezioni». In casa azzurra hanno lasciato il segno anche le parole di Fedele Confalonie­ri al Corriere. Il suo favore per una prosecuzio­ne dell’esperienza governativ­a è stata apprezzata dai ministri e un po’ subita da altri. Giorgia Meloni, invece, rimane pro voto: gli «appelli, i ripensamen­ti, le suppliche e le giravolte» sono dettati solo dalla «paura di esser sconfitti.»

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● Matteo Salvini, 49 anni, segretario della Lega, senatore, ex vicepremie­r e ministro dell’Interno
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