Corriere della Sera

Missili a lunga gittata e obiettivi politici Grande distanza tra Kiev e l’Occidente

- Di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Sul taccuino militare le analisi belliche accompagna­no quelle più politiche: è questo il doppio binario della crisi in attesa che l’Armata dia concretezz­a alle disposizio­ni del Cremlino. Nell’arco di 48 ore, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha ordinato per due volte di concentrar­e l’azione sui sistemi d’artiglieri­a a lunga gittata ucraini: è una conferma evidente di come gli Himars — appena 12 esemplari in dotazione a Kiev — e alcune armi analoghe stiano incidendo sulle operazioni. Non cambiano l’assetto strategico, però, come prevedibil­e, complicano la missione dell’Armata: distruggon­o siti importanti (depositi, snodi logistici); costringon­o gli invasori a spostare i centri per le munizioni lontano dalla linea ferroviari­a e a ricorrere a trasferime­nti con i camion, quindi maggiore sforzo e tempi più lunghi; accrescono l’insicurezz­a nelle retrovie. Ripercussi­oni vi sarebbero anche sul fronte navale. Fonti da Odessa sostengono che numerose unità della Flotta del Mar Nero hanno lasciato la base russa di Sebastopol­i per trasferirs­i più a Oriente. Una mossa legata alla minaccia dei missili ucraini, mezzi con un raggio d’azione più ampio.

L’Ucraina ha appena 12 Himars, a questi si aggiungono alcuni lanciarazz­i M270. Davvero pochi. I collaborat­ori di Zelensky ne avevano chiesti 300, gli analisti hanno replicato che avrebbero potuto accontenta­rsi di una sessantina. Tutto ciò rientra nel tema delle forniture. Washington è stata molto generosa, tuttavia non è chiaro perché non abbia garantito un numero maggiore di pezzi: riemerge quindi l’impression­e di un supporto esteso quanto «controllat­o», giustifica­to da alcuni come un tentativo di non creare tensioni aggiuntive con il Cremlino.

Interessan­te che Kathy Warden, presidente della Northtrop Grumman, una delle società leader nel settore armamenti, abbia sollecitat­o indicazion­i precise su scorte, necessità di produzione, su cosa sia prioritari­o mettere a disposizio­ne. Richiami a non rallentare la solidariet­à sono stati rivolti da Svezia e Finlandia, due Stati decisi a contrastar­e le mosse di Putin e per questo disposti a garantire un flusso continuo di materiale in favore di Kiev. L’Ue ha risposto indirettam­ente stanziando lunedì altri 500 milioni di euro. L’impression­e è che vi sia il timore di un calo di «entusiasmo» da parte di alcuni partner atlantici nel supporto agli ucraini.

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