Corriere della Sera

Le magie di Olga

Guardiana di oche, Villi fu poi indossatri­ce e attrice E sposò il principe di Trabia

- di Ottavia Casagrande

Sul finire degli anni Trenta, nella portineria del Corriere della Sera, una ragazza timida aspetta. Alta, bella e giovanissi­ma attende Bruno Fallaci, caporedatt­ore dell’edizione pomeridian­a. Nella Milano bigotta di allora, quella relazione con una ragazzina non ancora diciottenn­e dà scandalo e rischia di compromett­ergli la carriera. Del resto, Bruno sa bene di non poter legare a sé — ormai prossimo alla cinquantin­a — una donna così giovane. Decide quindi di sperimenta­re con lei il ruolo di Pigmalione, mettendosi in testa di incoraggia­rne una segreta vocazione teatrale. Le impartisce qualche rudimento di recitazion­e. All’amico e storica firma del Corriere, Orio Vergani, che già le aveva insegnato a nuotare, affida l’educazione musicale. Dopo averle trovato la prima scrittura, la lascia libera, i due amanti si separano.

Bisogna riconoscer­e a Bruno Fallaci un certo qual talento da Pigmalione: fu il primo maestro di scrittura della nipote Oriana e nemmeno le lezioni impartite a quella ragazza sono andate sprecate. Quella ragazza era Olga Villi, mia nonna.

Olga nacque Villani il 20 Luglio 1922 a Suzzara. Sua madre, Roma, era sfollata in quel di Mantova a seguito dell’ennesima esondazion­e del Po. Il padre era ignoto. Da bambina, scalza, portava le oche a becchettar­e lungo gli argini delle rogge. Appena adolescent­e, inizia a lavorare come sartina — piscinina si diceva allora a Milano — dalla Biki, la couturière più in voga dell’epoca, madre di tutti i moderni stilisti meneghini. Cuciva i vestiti delle signore della buona società, delle cantanti della Scala. A quindici anni si trasforma, si allunga, si sfina. Da sarta viene promossa a indossatri­ce. «Il mio levriero» la chiama affettuosa­mente la Biki, il cui soprannome era stato coniato a sua volta da D’Annunzio. Tuttavia, alla prima scrittura Olga, oltre a Bruno, lascia anche la moda. Vuole dedicarsi al teatro. Debutta nel varietà a fianco di Erminio Macario, Nino Taranto e Anna Magnani. Rapidament­e passa alla prosa. La prima scrittura è ne La quinta colonna di Hemingway, per la regia di Luchino Visconti. Poi entra in compagnia con Renata Morelli e Paolo Stoppa, in seguito con Gino Cervi. Recita Anouilh, Shakespear­e, Williams, Pirandello.

Olga guarda tutto, assorbe tutto. Osserva e, come aveva già dimostrato con Bruno, impara velocement­e. Le lezioni impartitel­e da Orio Vergani le tornano utili quando nel 1966 si trova a duettare con Marcello Mastroiann­i, Raffaella Carrà e Ilaria Occhini in Ciao Rudy, il musical di Garinei e Giovannini, con musiche di Armando Trovajoli, ispirato alla vita di Rodolfo Valentino. Sebbene di temperamen­to brillante, resta memorabile la sua Clitemnest­ra al Teatro Greco di Siracusa nell’Agamennone diretto da Vittorio Gassman e tradotto da Pasolini. Prolifica la collaboraz­ione con lo Stabile di Genova di Ivo Chiesa. Lunghissim­o l’elenco delle commedie brillanti accanto ad Aroldo Tieri ed Ernesto Calindri, quando il teatro in Italia scoppiava di salute e di spettatori, le compagnie erano di venti, trenta attori e giravano la penisola da settembre a giugno.

Olga affronta anche la television­e — sceneggiat­i, caroselli — e il cinema. Vince un Nastro d’argento per l’interpreta­zione di Ippolita Gasparini in Signore e signori di Pietalato tro Germi, con Virna Lisi e Gastone Moschin. Con Ugo Tognazzi interpreta Il fischio al naso, tratto da Buzzati. Con Totò recita in Totò e le donne e Yvonne La Nuit, una commedia struggente che vede il comico in uno dei rari ruoli drammatici della sua carriera.

Il teatro tuttavia rimane il suo destino. A quanto pare, il viso spigoloso e il naso affilato non prendono bene la luce e non sono adatti al cinema. Il suo marchio di fabbrica restano la falcata elegante, il passo lungo ed elastico, che combinati con «le gambe più belle d’Italia», la rendono unica e inimitabil­e.

Nel 1954 sposa Raimondo Lanza di Trabia, eccentrico aristocrat­ico siciliano, creatore del calciomerc­ato, immorda Modugno nella canzone Vecchio frack. Spettatori, critici e rivali si aspettano che Olga smetta di lavorare e si rassegni a una vita da principess­a. Quando mai! Raimondo è costretto a partire in viaggio di nozze da solo, perché Olga non ha nessuna intenzione di rinunciare alle sue tournée. Lungi dal disperarsi, era piuttosto orgoglioso di essere il primo uomo ad aver trascorso la luna di miele in solitaria. Quando neanche dieci mesi dopo il matrimonio morì in circostanz­e misteriose, cadendo da una finestra dell’Hotel Eden di Roma, Olga si trovava a Milano. Aveva appena terminato di registrare uno sceneggiat­o e iniziava le prove di un nuovo spettacolo. Naturalmen­te corse nella Capitale, ma era troppo tardi. Era incinta e non lo sapeva. Qualche mese più tardi nacque mia madre, Raimonda, che non avrebbe mai conosciuto suo padre.

Quando con mia madre iniziammo le ricerche per Mi toccherà ballare (Feltrinell­i 2014), la biografia su Raimondo, la prima persona che intervista­mmo fu Gerlando Micciché. La scelta era ovvia, anzi obbligata. Gerlando, storico direttore del Banco di Sicilia, oltre a essere un’incontesta­bile autorità circa fatti e intrecci siciliani, aveva conosciuto di persona tutti i protagonis­ti del libro che ci accingevam­o a scrivere. Sul finire del colloquio, scosse il capo: «Voi non dovreste scrivere la vita di Raimondo. Voi dovreste scrivere la vita di Olga».

Gerlando era sentimenta­le e amava l’Italia del futuro, delle possibilit­à, delle occasioni. Il Paese nel quale era stato giovane: un Paese in grado di riscattars­i attraverso il lavoro e attraverso le rivincite del progresso. Parlo dell’Italia del dopoguerra, naturalmen­te. Lo stesso Paese in cui una guardiana di oche poverissim­a poteva diventare una sofisticat­a mannequin prima e attrice famosa poi; dove una giovane donna, figlia di N/N, poteva sposare un principe affascinan­te e scapestrat­o e, vedova dopo appena nove mesi, riusciva a ricostruir­si una vita con due figlie a carico, senza smettere di perseguire la propria passione, il teatro.

Il Pigmalione Il giornalist­a Bruno Fallaci, primo maestro di scrittura della nipote Oriana, la scoprì e amò

Gerlando Micciché Disse a mia madre e me che la storia da scrivere non era su Raimondo, ma su sua moglie Olga

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Olga Villi, prima modella e poi attrice, nacque a Suzzara nel ‘22 Morì nel 1989
Il fascino Olga Villi, prima modella e poi attrice, nacque a Suzzara nel ‘22 Morì nel 1989
 ?? ?? Insieme Olga Villi con il marito Raimondo Lanza di Trabia: si sposarono nel 1953
Insieme Olga Villi con il marito Raimondo Lanza di Trabia: si sposarono nel 1953
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Aristocrat­ico Raimondo Lanza di Trabia (1915-1954) con Anna Magnani
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In teatro Olga Villi lavorò con Visconti, Totò e Mastroiann­i

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