QUANDO LE GUERRE CAMBIANO I CONFINI
Caro Aldo,
non comprendo le ambiguità di diversi Paesi europei verso il conflitto in Ucraina. Se nell’ultima guerra gli alleati avessero negoziato una tregua nel 1943 o inizio 1944, così da risparmiare ulteriori vittime del conflitto, la decisione mi sarebbe parsa oltre che moralmente ripugnante, anche controproducente. Hitler ne avrebbe approfittato per riorganizzarsi, lanciare nuove controffensive, piani di invasione, i partigiani avrebbero continuato a sacrificarsi e le rappresaglie contro la popolazione civile sarebbero continuate. Per non parlare dello sterminio degli ebrei. Il messaggio che stiamo inviando a Putin sembra essere, se continui ad uccidere, qualche concessione territoriale te la diamo. Le sembra giusto?
Giancarlo Sallier de La Tour
CCaro Giancarlo,
erto che non è giusto. Anzi, è vergognoso trattare gli ucraini, che stanno difendendo la loro terra, come burattini degli americani. Nulla di peggio di quelli che «Putin ha sbagliato, però…». Putin va fermato; perché altrimenti ci riproverà, come già ci ha provato — sovente con successo — in passato.
Lei però, gentile signor Sallier de la Tour, pone anche un’altra questione: l’intangibilità delle frontiere. La storia moderna dimostra che le frontiere sono tutt’altro che intangibili. Consideriamo il Paese che dovremmo conoscere meglio: il nostro. Per fare l’Italia, i Savoia sacrificarono la regione d’origine della dinastia, da cui traevano financo il nome, nonché Nizza, che era la terza città del Regno, e pure il luogo natale di quel meraviglioso personaggio che è stato Giuseppe Garibaldi.
Dopo la seconda guerra mondiale, perdemmo sul confine occidentale i paesi di Tenda e Briga; ma ben più drammatica fu l’amputazione che dovemmo subire sui confini orientali, con i 350 mila profughi costretti a lasciare Zara, l’Istria, ampie zone della Venezia Giulia. Trieste tornò all’Italia dopo anni tormentati, Gorizia fu quasi divisa in due. Nello stesso tempo, mantenemmo il Sud Tirolo, culturalmente e linguisticamente a maggioranza tedesca, perché i tedeschi come noi avevano perso la seconda guerra mondiale.
Ma l’epoca seguita al 1945, con la nascita dell’Onu e degli organismi di governo globale, doveva essere contraddistinta proprio dal fatto che non si sarebbero più scatenate guerre per cambiare i confini.