Ricomincia da un bronzo la nuova vita di Rossella
Fiamingo, fidanzata di Paltrinieri, terza nella spada: «Soddisfatta a metà, ora vinciamo con la squadra»
IL CAIRO Con la medaglia di bronzo iridata al collo, Rossella Fiamingo può ammetterlo: «Alla presentazione della semifinale mi è venuto da piangere. Ero emozionata, dopo l’argento europeo di giugno cercavo conferme e ora so di averle trovate: mi va di dire che sono tornata». Qualcuno immaginava che la ex predestinata della spada si fosse smarrita in anni anonimi e lei stessa conferma di aver avuto dei dubbi «tra il 2018 e il 2019, un periodo strano». Ma la terza medaglia mondiale dopo gli ori del 2014 e del 2015, anticipatori dell’argento di Rio 2016, archiviano la crisi e aprono un nuovo capitolo della storia della fidanzata, forse un giorno qualcosa di più, di Gregorio Paltrinieri. A proposito: l’estate d’oro dell’asso del nuoto si completa con il contributo «familiare» di Rossella, «anche se è impossibile considerare le mie due medaglie una risposta alle imprese di Greg. Però sono stata al suo passo».
Brava, bravissima nell’agganciare l’orbita del podio (nel sacco anche l’ucraina Kharkova, che la battè ad Antalya, la forte francese Mallo e l’estone Differt), meno quando si è trattato di mirare alla finale: la tedesca Ndolo, sottomessa in Turchia, ha preso in mano il match e non l’ha più mollato. «Sono soddisfatta a metà — dice Rossella —: l’oro è sempre il mio obiettivo. Lo inseguirò con la squadra, poi tornerò a casa e mi scatenerò a suonare Chopin».
Il bronzo piace anche all’Italia, che muove subito il medagliere nonostante vari rimpianti. Tra le luci di volti nuovi (gli sciabolatori Michele Gallo, battuto da Gigi Samele negli ottavi, e Pietro Torre, livornese come il suo idolo Aldo Montano e incappato, ahilui, nel tri-olimpionico Szilagyi, vincitore pure qui) ci sono i chiaroscuri di Mara Navarria (ha mancato la semifinale perdendo all’overtime), k.o. strani (Federica Isola è stata beffata da una cinese che ha vomitato due volte durante l’assalto) e l’occasione mancata dai due sciabolatori top. E se Luca Curatoli sta ancora imprecando per due decisioni discutibili di un arbitro, Gigi Samele rimpiange il guizzo mancato contro Maxime Pianfetti: sarebbe stata medaglia pure per lui e forse sarebbe arrivato di nuovo a sfidare per l’oro il mostruoso Szilagyi. Anche con lui balla un verdetto malandrino («L’ultimo attacco era mio»), però c’è una morale: «Nonostante le difficoltà di questi mesi nell’aiutare la mia compagna Olga Kharlan e altri atleti ucraini, ero qui per una medaglia. Avrei potuto farcela, ma ci sono sempre lezioni da imparare».
Dubbi e rimpianti Nella sciabola Curatoli e Samele fuori con qualche rimpianto e dubbi sugli arbitri