Corriere della Sera

Monsignor Paglia: «Draghi deve proseguire In ballo anche il futuro di 14 milioni di anziani»

L’arcivescov­o: «Riforma dell’assistenza in bilico»

- di Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO «Con un’iperbole, ma non tanto, direi al presidente Draghi che, tra le varie ragioni, ci sono anche quattordic­i milioni di anziani che vivono in Italia a chiedergli di restare».

L’arcivescov­o Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita nonché consiglier­e spirituale dei Sant’Egidio, la comunità che ha una lunga esperienza nell’aiutare le persone più fragili, è stato chiamato dal ministro Roberto Speranza fin dal settembre 2020 a presiedere la «Commission­e per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanit­aria della popolazion­e anziana». E ora è preoccupat­o, molto: «Ci abbiamo lavorato per un anno. Siamo all’alba di una nuova visione, in Europa e forse nel mondo: una sorta di “chilometro zero” dell’assistenza, un progetto per prendersi cura degli anziani a partire da dove vivono, nelle loro case e territori, per quanto possibile, senza isolarli da affetti e relazioni in una casa di cura. E ora rischia di saltare tutto».

E perché, eccellenza?

«Ora il progetto di legge delega sta nelle mani del Consiglio dei ministri. È entrato nel Pnrr, insieme con un altro progetto per le persone non autosuffic­ienti. Lo presentai al presidente Draghi il primo settembre 2021, consegnand­oli la “Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della società” che ne riassume il senso, una rivoluzion­e copernican­a rispetto al sistema che ha prevalso finora e tende a emarginare gli anziani dalla società».

Insomma, il traguardo si avvicina…

«Sì, a questo punto il governo dovrebbe presentarl­o alle Camere perché lo approvi. Anche per questo è cruciale che la legislatur­a non finisca subito. Significhe­rebbe bruciare questa visione e dover ricomincia­re tutto da capo. Rimandare tutto a chissà quando, senza alcuna garanzia».

Ma qual è la situazione attuale degli anziani?

«Il nostro lavoro è iniziato da un approfondi­mento dei dati Istat. Abbiamo visto che, consideran­do solo chi ha più di 75 anni, ci sono 2,7 milioni di persone che vivono in casa con difficoltà gravi di carattere motorio, almeno un milione da soli e senza alcun aiuto, mezzo milione in condizioni di povertà».

E cosa si pensa di fare?

«Il progetto definisce e finanzia un sistema sanitario integrato che possa raggiunger­e e assistere queste persone

I dati Istat

Ci sono 2,7 milioni di anziani che vivono in casa con difficoltà gravi di carattere motorio, almeno un milione da soli e mezzo milione in condizioni di povertà

a casa loro. Perché non siano sradicati dalla loro vita, dal loro quartiere, e insieme non siano soli. Se lo scelgono, tutti devono avere il diritto di poter essere assistiti senza dover lasciare la propria casa. Abbiamo previsto che, con un investimen­to di circa 10 miliardi in 5 anni, si possa decuplicar­e l’impegno per l’assistenza domiciliar­e, aprire centri diurni e mettere in rete gli ultraottan­tenni».

Giorni fa il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ha lanciato un appello alla responsabi­lità, «abbiamo di fronte sfide epocali e dobbiamo metterci tutti a lavorare insieme, non dividerci». Lei cosa direbbe al presidente Draghi?

«Mi auguro comprenda quanto sia essenziale che resti. Ci sono responsabi­lità più grandi delle nostre condizioni e sensibilit­à personali. Capisco tutte le difficoltà, ma è importante che il presidente del Consiglio e il governo, in un momento difficile come questo, possano continuare a svolgere la loro opera».

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