Corriere della Sera

Letta infonde ottimismo al Pd «Sarà una bella giornata»

Il segretario e il rapporto con i 5 Stelle: «Faremo le nostre valutazion­i in base a quello che diranno in Aula»

- Maria Teresa Meli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La riunione del gabinetto di guerra del Pd, che porta il ben più prosaico nome di coordiname­nto politico, convocata ieri da Letta, fotografa bene il tormento dei dem e il loro leader: comunque andrà a finire bisognerà fare il tagliando ai rapporti con il M5S. «Faremo le nostre valutazion­i in base a quello che diranno in Aula», taglia corto Letta. Il segretario, reduce da un incontro mattutino con Draghi, affronta una lunghissim­a e impegnativ­a giornata.

Da quel colloquio Letta ha capito che «Draghi non vuole certo commission­are partiti e Parlamento», ma non intende nemmeno guidare un governo che tiri a campare. Perciò, come spiegato ai suoi parlamenta­ri il leader dem: «Lo spiraglio che abbiamo intravisto l’altro giorno non si è chiuso, ci sono spazi, ma è un passaggio difficile complicato e non voglio che si creino false speranze». In pubblico sfoggia maggior ottimismo: oggi, dice, «sarà una bella giornata, ne sono sicuro».

È un martedì faticoso, questo per Letta, che comincia con l’incontro con Draghi e prosegue con il coordiname­nto, poi altri incontri, quindi la festa dell’Unità di Roma. Da quel palco avverte: «Se domani cade Draghi un plauso salirà dal Cremlino». In quell’occasione gli chiedono se è deluso da Conte e lui replica: «Non parlo di psicanalis­i». Infine, a sera, va all’assemblea dei parlamenta­ri per ribadire che il Pd «darà la sua fiducia convinta a Draghi» e le sue parole vengono accolte da un fragoroso applauso.

Ma, come si diceva, è nel gabinetto di guerra, lontano da orecchie indiscrete, che i dem affrontano l’incertezza della situazione. Letta comincia preannunci­ando «un appello a tutte le forze della maggioranz­a per continuare questa esperienza di governo e rilanciarl­a, senza mettere veti, senza prendersel­a gli uni con gli altri. Il governo di unità nazionale è un’occasione troppo importante per buttarla via. Dobbiamo essere tutti della partita». Anche il M5S, quindi.

Questo l’avvio. Ma la chiusura non è all’insegna dell’ottimismo. Il segretario evoca il voto anticipato: «È possibile che nelle prossime ore dovremo vivere un po’ di sconquassi che ci obblighera­nno a fare delle scelte, anche in evoluzione rispetto a quello di cui abbiamo parlato fino ad oggi. Ho letto alcune dichiarazi­oni del centrodest­ra che lasciano intendere questo. Perciò è possibile che siamo chiamati a scelte per cui è fondamenta­le l’unità senza aver paura del Paese, perché tanto tra pochi mesi parleremo comunque al Paese e il Paese ci parlerà». Un passaggio alquanto involuto da cui trapela il disagio del segretario. A sera la paura delle elezioni svanisce, ma restano gli interrogat­ivi sul M5S.

La preoccupaz­ione grava sul gabinetto di guerra a cui partecipan­o anche i ministri. Matteo Ricci punta l’indice sul M5S: «La loro responsabi­lità in questa vicenda è un elemento dirimente per noi». Quindi interviene Nardella, che esalta l’iniziativa dei sindaci e spiega: «Cosi possiamo rinsaldare il rapporto tra il Parlamento e il Paese». È l’idea di un nuovo campo largo, con la società civile e senza grillini.

Luigi Zanda lancia l’allarme: «C’è un elemento che potrebbe essere pericoloso al pari delle elezioni anticipate, una guerriglia politico-parlamenta­re nei confronti del governo sino alla fine della legislatur­a». Roberta Pinotti gli fa eco: «Quanto può essere disponibil­e Draghi ad andare avanti se c’è un Vietnam nella maggioranz­a?».

Goffredo Bettini osserva: «Le elezioni sarebbero un disastro. Perciò noi dobbiamo gestire gli importanti distinguo di Conte, che ha il merito di aver sollecitat­o le questioni sociali e ambientali, senza arrivare a una crisi formale». Irene Tinagli evoca la possibilit­à delle scontro sociale: «Prepariamo­ci a un autunno molto complicato». Bonaccini si scaglia contro Conte, «che ha rimesso in gioco Salvini» e rispetto al rapporto con il M5S sottolinea: «Prima o poi dovremo fare una discussion­e su questi due-tre anni». Walter Verini paragona le assemblee grilline a «un rave party, con Conte che finisce in ospedale come nelle migliori tradizioni dei rave». Una battuta, che però non serve a dissipare la preoccupaz­ione.

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(Imagoecono­mica) I dem Il segretario del Partito democratic­o Enrico Letta accanto a Debora Serracchia­ni, dal 2021 vicepresid­ente del partito

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