Corriere della Sera

Lo show della difesa europea L’Italia rilancia il jet Tempest

Leonardo al centro dei progetti del continente: l’aereo pronto nel 2035

- di Luigi Ippolito DAL NOSTRO INVIATO

FARNBOROUG­H (INGHILTERR­A) Il corpulento Boeing volteggia a bassa quota, compiendo acrobazie degne di una libellula, i jet da combattime­nto sfrecciano in formazione, lasciandos­i dietro una lunga scia bianca: questo è lo sfondo celeste dell’Internatio­nal Air Show, la grande passerella delle industrie aerospazia­li che si svolge in questi giorni a Farnboroug­h, nel Sud dell’Inghilterr­a. Ma a terra, a focalizzar­e le menti, c’è il dramma di una guerra in Europa, a poche migliaia di chilometri di distanza.

Ed è infatti il conflitto in Ucraina che ha dato nuovo impulso ai discorsi, finora vaghi, sulla necessità di una Difesa europea. Dopo lo scoppio delle ostilità, i Paesi della Ue hanno annunciato un incremento della spesa militare di 200 miliardi di euro, dopo che questo budget era cresciuto negli ultimi 20 anni di appena il 20 per cento, rispetto al 66 per cento degli Stati Uniti, al 292 per cento della Russia e a un mostruoso 592 per cento della Cina.

Ma la grande sfida per il Vecchio Continente si chiama integrazio­ne: una questione che non è solo industrial­e, ma politica. Finora la Difesa è stata gelosament­e custodita a livello nazionale e la strategia comune di sicurezza europea, lanciata fin dagli anni Novanta, è rimasta quasi lettera morta, dispersa in mille rivoli.

Ora arriva un nuovo impulso in questa direzione: e un ruolo chiave lo sta svolgendo Leonardo (l’ex Finmeccani­ca), il colosso italiano del settore aerospazia­le, che a Farnboroug­h fa la parte del leone con un suo grande padiglione dedicato. «La guerra in Ucraina spinge tutti a maggiori investimen­ti nelle spese militari — dice l’amministra­tore delegato del gruppo, Alessandro Profumo —. Ma oltre che spendere di più, si tratta di spendere meglio: occorrono più programmi europei per puntare a una convergenz­a europea».

Al centro della presenza di Leonardo a Farnboroug­h c’è il progetto Tempest (in gergo FCAS, Future Combat Air Sistem, sistema futuro di combattime­nto aereo) ossia il caccia di sesta generazion­e che a partire dal 2035 dovrà rimpiazzar­e gli Eurofighte­r: un velivolo sviluppato assieme ai britannici di Bae e agli svedesi della Saab, in cui ora sono entrati anche i giapponesi. È un sistema d’arma futuribile, che può essere impiegato con o senza pilota, imperniato su tecnologie altamente innovative di comunicazi­one, intelligen­za artificial­e e cloud. Ma è significat­ivo anche che si tratti di una collaboraz­ione italo-britannica, ossia con il Paese che è uscito dall’Unione europea: «Loro hanno lasciato la Ue, ma non l’Europa», sottolinea però Profumo, che ricorda il ruolo chiave svolto da Londra proprio nella guerra in Ucraina. E dunque è evidente che, se si vuole parlare di difesa europea in maniera credibile, non si possono tenere fuori i britannici.

Ma il problema è che francesi, tedeschi e spagnoli stanno lavorando parallelam­ente a un loro Fcas. «Il primo passo è non duplicare i sistemi — taglia corto Profumo — e penso di essere stato chiaro».

Leonardo però fa anche da raccordo: parallelam­ente al Tempest con i britannici, sta sviluppand­o assieme a francesi, tedeschi e spagnoli l’Eurodrone, un velivolo senza pilota di media altitudine e lunga durata che dovrebbe rappresent­are il futuro degli aeromobili a pilotaggio remoto. Dunque gli italiani si collocano all’intersezio­ne di una seri di progetti che coinvolgon­o Paesi Ue ed extra-Ue: un ruolo di perno nella difesa di domani. E un esempio «da cinema» di questa internazio­nalizzazio­ne è l’accademia per top gun di tutto il mondo messa su a Decimomann­u, in Sardegna, in collaboraz­ione con l’Aeronautic­a militare italiana: arriverann­o piloti da Germania, Giappone, Qatar e Singapore per imparare le tecniche dei duelli aerei. Metà del loro addestrame­nto è virtuale, grazie a un fantascien­tifico simulatore di volo in mostra a Farnboroug­h: e a sedersi ai comandi impugnando la leva, ci si sente subito un po’ Maverick.

Alessandro Profumo La guerra in Ucraina spinge tutti a maggiori investimen­ti nelle spese militari. Ma oltre che spendere di più, si tratta di spendere meglio

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